La legge approvata dal Governo Berlusconi equipara il servizio idrico integrato ai servizi pubblici economici e stabilisce che a partire dal 2012 esso venga assegnato a imprenditori o società. Le società pubbliche di gestione debbano cessare dal 2010 la loro attività a meno che non cedano a privati almeno il 40% delle loro quote. Si avvia un meccanismo che vedrà affermarsi una gestione basata sul profitto. Si avranno aumenti incontrollabili delle tariffe e nessuna assunzione di rischio da parte delle imprese che possono modificare unilateralmente le tariffe per realizzare sempre degli utili di gestione. L'affidamento del servizio a società private non ha effetti positivi neppure sugli investimenti per migliorare i servizi, per estendere e mantenere le reti, mentre consente al privato di decidere sulla effettiva fruizione del diritto all'acqua pubblica per i cittadini che vivono nelle zone più isolate.. Si scaricano sulle tariffe e sui cittadini il costo degli investimenti e il ritardo degli investimenti consente arricchimenti finanziari per gli aumenti tariffari che corrono sull'intera rete gestita dal privato. Nelle società “miste” la legge approvata dal centro destra stabilisce che ai privati siano affidati i compiti di gestione delle società, riducendo il ruolo del partner pubblico a semplice copertura. Le grandi società pubbliche di gestione dell'acqua, quotate in borsa, dovranno obbligatoriamente vedere le quote pubbliche scendere sotto il 40% e successivamente sotto il 30%, lasciando ai privati completa mano libera nelle imprese. Si formerà un oligopolio che si spartirà le gestioni privatizzate del servizio idrico nella quasi totalità dei comuni italiani: un oligopolio privato in sostituzione di molti servizi pubblici. L'abrogazione di questa norma che apre la strada alla privatizzazione dell'acqua è un dovere che il Forum dei Movimenti per l’Acqua Pubblica e l'Italia dei Valori ( anche se con iniziative separate ) sentono nei confronti dei cittadini italiani e dei valori tutelati dalla Costituzione.
P .B.
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