Spesso ci accorgiamo di questo sentimento quando traspare dalle parole dei nostri vecchi che, parlando disorientati alla vista di uno scenario ormai deturpato dal tempo, provano a farci capire, arricchendo il loro discorso di infiniti particolari, come una volta quel posto era molto diverso da quel che guardiamo. Non avendo vissuto quel tempo, il non poterlo immaginare come lui lo descrive, nonostante il ricordo commosso e minuzioso, è spesso causa per chi ascolta di distacco e la nostalgia del vecchio che parla diventa la noia del giovane che ascolta. Ma come la mettiamo se la nostalgia di un posto la avverte un bambino oramai alla soglia dell’adolescenza ? Ci interroghiamo mai su come e perché un posto possa essere deturpato nella sua natura così velocemente tanto da apparire prima bello e poi rovina nel breve tempo che passa tra la fanciullezza e l’adolescenza di un bambino? È il caso che abbiamo raccolto sentendo la testimonianza di un bambino che ricorda quando fu inaugurata la Villa Comunale di Pietramelara e i giochi che faceva li con la mamma che lo accompagnava; ricorda che spesso le serate di quell’estate erano accompagnate da musiche di gruppi locali che si esibivano in quello spazio, e che una sera decise di partecipare ad una sfilata di bambini vestiti da un noto negozio di abbigliamento del paese. Si divertì tantissimo spiega la mamma. A guardarlo oggi quel posto non sembra nemmeno il negativo di quello che era. Oramai a parte i calcinacci e
l’impalcature di opere mostruose che chissà quando toglieranno il disturbo, c’è solo l’immondizia reale ed ipotetica di un luogo diventato crocevia di prestazioni sessuali e spaccio di sostanze stupefacenti, senza il benché minimo disturbo per i faccendieri di cui sopra. Il perché di un simile degrado, non ha mai la risposta in un solo soggetto ma è spesso frutto di una concausa di male azioni da parte di più responsabili. Innanzitutto è inaccettabile lo scarso controllo che si opera nei confronti del nostro territorio. Ricordandoci che questo è un paesino e non una sconfinata periferia cittadina , ci risulta difficile pensare che semplicemente circolando a piedi un agente preposto al controllo non becchi un malfattore. Poi c’è l’incapacità di tutti noi a recepire la fortuna di godere gratuitamente del “bene comune” frutto di una mentalità contorta che abbiamo al sud d’Italia. Noi siamo abituati a comportarci per forza bene quando c’è il padrone, che ti fa pagare l’usufrutto del bene, e che ti ricorda con la “mazza” che chi rompe paga. E quindi alla luce di queste considerazioni lanciamo un appello a chi ci governa:
non sarebbe auspicabile nel recupero di questa area, per il bene della collettività, visto il difficile controllo da parte dell’amministrazione, darla in gestione a privati e pretenderne il buon mantenimento in uso?? Pensiamoci!!!
Vincenzo Minichino
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