La nostra terra è ricca di reperti di antichità, resti che possono dimostrare come, in epoche passate, esisteva una vita intensa e produttiva. Vogliamo portare a conoscenza di tutti le informazioni che abbiamo acquisito sui diversi luoghi sui quali ci siamo recati personalmente, in modo da valorizzare ulteriormente il nostro territorio e diffondere una idea di conoscenza e conservazione del patrimonio.
A partire da questo mese comincerà in questa rubrica un percorso che intraprenderà lo studio delle nostre ricchezze culturali attraverso varie tappe. Ogni mese se ne ripercorrerà una.
Prima tappa: le Grotte di Seiano.
Risalenti al II-I secolo a.C., si trovano sul cosiddetto Monte Castellone. Si tratta di resti di una villa rustica romana costruita durante l’ultima età che, repubblicana. La villa rustica era, per gli antichi romani, la casa rurale, il luogo della propria dimora e il centro posto sul terreno agricolo dal quale dipendeva, quasi totalmente, la loro economia. Da queste ville i proprietari partivano per andare in città, per adempiere i propri doveri di cittadino o per svolgere altre attività. Vari autori come Varrone elencavano al buon cittadino romano i giusti criteri per la loro costruzione, ovvero scegliere preferibilmente un luogo collinare, ben ventilato e salubre, esposto al sole di mezzogiorno e del tramonto, con boschi alle spalle e circondato da terreni atti alle coltivazioni che si intendeva impiantare (vigne, orti, oliveti, campi da cereali ecc…), tenendo ben presente che era indispensabile la non lontananza dalla città e la vicinanza ad una buona strada. Infine la villa doveva essere abbastanza capiente per contenere la famiglia, gli schiavi, gli strumenti di lavoro, gli animali e il raccolto. Chiusa questa breve descrizione generale, nel corso degli anni sono circolate diverse leggende sulle Grotte di Seiano, alcune delle quali affermano che siano ingressi di profondi cunicoli che portano a Capua o nel castello di Roccaromana. Sicuramente sono state vitali anche nel Medioevo e sono state abitate fino a qualche decennio fa; se ne ha la prova nell’edificio rettangolare poco distante, riutilizzato come abitazione rurale. Sul luogo sono presenti una serie di mura megalitiche, cioè mura costituite da grossi blocchi di pietra posti gli uni sugli altri, che racchiudono le grotte ed alcuni ruderi di edifici adiacenti ad esse. La struttura è formata da nove gallerie sotterranee le quali ricoprono una superficie quadrata i cui lati misurano 30 metri , sono suddivise da 7 muri divisori e poggiano su 56 pilastri. A causa della presenza di detriti non è possibile vedere com’è fatto il pavimento. Tutti questi accorgimenti, come già in passato hanno confermato alcuni studi, inducono a pensare che quasi sicuramente si tratta di una cisterna, adibita alla raccolta dell’acqua. La presenza dei sette muri mediani ne verificherebbe l’autenticità, in quanto venivano eretti con lo scopo di mantenere le acque divise in modo da tenerle pure. L’acquisizione del terreno da parte del Comune potrebbe favorire uno scavo che sia in grado di consegnare reperti importanti per lo studio e la comprensione della vita durante l’età romana in nelle nostre località. Bisogna sottolineare che, negli ultimi anni, la Comunità Montana (per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione) ha tenuto e tiene frequentemente pulita questa zona ed ha ripristinato gli antichi sentieriattraversando la montagna, conducono alle Grotte. L’auspicio è che, continuando su questa strada, si possa rendere questo posto più interessante di quanto lo sia adesso, munendolo magari di relativa segnaletica (che ne indichi il nome e notizie di carattere storico) ed inserendolo all’interno di una serie di percorsi storici che ripercorrano la vita degli antichi alle pendici del Monte Maggiore.
Antonio Marcello
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