Chiesa di San Cataldo
A Roccaromana, prima ancora di San Cataldo, si venerava come patrono San Michele Arcangelo. Era un santo particolarmente onorato dai Longobardi che, dal momento della loro discesa in Italia nel 568 e 569, costruirono nei luoghi dove si insediarono numerose chiese. San Michele fu il protettore fino al 1543, quando Lucrezia Arcamone, appartenente alla nobile famiglia dei De Capua, acquistò le terre di Roccaromana. Lucrezia era la cugina dell' Arcivescovo di Taranto (città avente come patrono San Cataldo) Mons. Petrucci, e fu coinvolta insieme a tutta la famiglia nella venerazione del santo a tal punto da importare il suo culto a Roccaromana. Gli dedicò così una chiesa che fu eretta nel 1543 nei pressi della originaria cappella di San Michele che apparteneva al palazzo feudale. Grazie ad un documento del 9 giugno del 1728 e copiato nel 1945 dall'allora prete don Antonio Rossi, si evince che la chiesa era lunga 68 palmi (17 metri circa) e larga 22 (7 metri ), che aveva due ingressi ed era chiusa a volta con un'arcata centrale, sulla quale vi era marchiato lo stemma del Comune di Roccaromana. La chiesa voluta da Lucrezia Arcamone mantenne le sue funzioni fino al 1890, quando i Roccaromanesi decisero di edificarne una nuova da sostituire a quella vecchia, che versava in uno stato di decadenza. Il parroco di quel tempo don Raffaele Del Gizzo costìtuì subito un Comitato, il quale ebbe il compito di raccogliere i fondi necessari e di organizzare i lavori. La messa in opera fu affidata all' ingenger Vincenzo Capaldo di Teano e il progetto prevedeva la costruzione della nuova chiesa sullo stesso luogo ove sorgeva quella esistente, per un costo complessivo di 29.580 lire. Fu così che, con la benedizione del Vescovo Giordano Alfonso Maria nel 1892, si diede inizio all' edificazione. La chiesa, ulteriormente arricchita dall'affresco sull'altare maggiore realizzato dal famoso pittore napoletano Vincenzo Galloppi, fu inaugurata nel 1926. Negli anni seguenti furono apportati dei lavori di ristrutturazione, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale (a causa di alcuni danni provocati dagli attacchi alleati contro i tedeschi stanziati in località Starza) e sul finire degli anni 60'. La situazione, da allora, rimase inalterata fino al 2008 quando, a seguito delle denunce della Curia di Teano riguardo il suo stato precario, fu concesso dalla C.E.I. un finanziamento per il recupero dell'edificio di 152.500 euro, cui si aggiunse un piccolo contributo della Diocesi. Grazie a questa sovvenzione è stato possibile ricostruire interamente la copertura e ristrutturare la facciata e le opere strutturali. Attualmente si sta provvedendo alle tinteggiature interne.
Antonio Marcello
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