domenica 20 novembre 2011

STRANA “SOLITA” ATMOSFERA

C’è qualcosa di nuovo in paese? Chissà?
Forse sarà l’aria autunnale, o forse il profumo di castagne, ma di sicuro lo strano “ ribollire ” che si inizia a percepire per le vie del borgo, per nulla paragonabile a quello dei tini che ha da poco trasformato il mosto in vino, tradisce le attese di “nuovo” assomigliando più all’opaco brusio delle riunioni che si iniziano a consumare intorno ai tavoli cui siedono i  soliti “MAGHETTI” della politica nostrana. In quelle sedi, al pari quasi delle sette segrete, provano a tirar fuori dal cilindro magico il candidato sindaco e i suoi scudieri, comunicando i nomi ai loro tifosi che, riunitisi agli angoli delle strade, parlottano e criticano. Eppure secondo noi la maggior parte della gente sarebbe anche pronta e meriterebbe a pieno di respirare un’aria nuova dopo anni di letargo, ma c’è sublime, da parte di qualcuno, la voglia di non fare aprire le finestre, la voglia di voler soffocare le scelte con uno stantio metodo capace di sabotare l’effervescenza naturale che un periodo pre-elettorale dovrebbe portare con se in questi momenti. Per spiegare e siglare le molteplici facce di questo periodo che spesso ricorre ogni cinque anni, abbiamo voluto coniare un termine: “Sotto sotto”. Che cos’è il “sotto sotto”? A nostro avviso il “sotto sotto” è il tutto e il niente, e nel “sotto sotto” c’è tutta l’inadeguatezza della nostra attuale “politica di paese" e di seguito cercheremo di spiegare il perché. Iniziamo col dire che per come noi la immaginiamo, la “politica di paese” dovrebbe essere la voglia e la capacità di alcune persone di  mettersi al servizio della collettività, le quali utilizzando le proprie competenze possano prevedere il miglioramento della comunità puntando su di un’ipotesi di sviluppo tanto ampiamente condivisa quanto certamente poi da dimostrare, affrontando continuamente il severo giudizio dell’elettore e, soprattutto in un paese piccolo come il nostro, dovrebbe interessare la vita sociale di tutta la gente che lo compone, siano essi politici, amministratori, o elettori, singoli individui, associazioni di persone che sono legate da comuni obbiettivi o interessi. Invece spesso da elettori siamo portati a credere che la politica sia una materia astratta che riguarda solo i cosidetti “politici” o appunto quei “maghetti” di cui sopra, che poi altri non sono se non i politici di un tempo o chi, nonostante il tempo, non è riuscito ad esserlo, e ci lasciamo trasportare dalle solite logiche secondo le quali, traendo le somme, ci dovremmo accontentare del “meno peggio”. Ma dicevamo del “sotto sotto”. Sotto sotto, accadono cose strane.
Sotto sotto, capita che qualcuno si sveglia da lunghi letarghi e si riscopre interessato alla politica, come se partecipare sia come prenotare un numero da mettere sulla maglietta e poi aspettare il colpo dello starter alla maratona.
Sotto sotto, capita che chi fino ad allora si è lamentato di tutto e di tutti all’improvviso inizia a “tifare” per gli uni sparando a zero contro gli altri.
Sotto sotto, capita che qualcuno butta sui giornali candidati a caso, così tanto per smuovere le acque, quando farebbe bene a chiedersi, ma forse già lo sa, perché le acque non si “smuovono”.
Sotto sotto capita, speriamo di sbagliarci,  che rinascano partiti dimenticati, scomparsi in maniera tragica e che riappaiono solo per riciclare le antiche idee dei padri nelle sterili aspettative dei figli.
Sotto sotto, capita che sei molto nervoso non tanto per i chili che hai messo su nelle varie cene che accumuli lungo il percorso, ma per gli innumerevoli caffè che ti vengono offerti e a cui non puoi proprio rinunciare.
Sotto sotto, capita che chi non ha ancora finito una determinata opera dice che non ha avuto la possibilità di farla in maniera spedita per le difficoltà riscontrate all’inizio, ma che per fortuna sono state gettate le basi e che nel prossimo mandato si vedranno i frutti, anche se poi nel prossimo mandato chi ne godrà i frutti potrebbe anche essere chi l’ha ostacolata in partenza, il quale portandola a termine, avrà due modi per arrossire, sia se la riterrà utile scordandosi delle iniziali critiche, sia se dirà che si dovevano per forza finire i lavori pur continuando a ritenere inutile l’opera.
Sotto sotto, speriamo che la gente scopra, come è già successo a noi, il disgusto per il sotto sotto, e trovi la voglia di partecipazione intesa come possibilità di scegliere responsabilmente non di rifiutare il sistema semplicemente facendone parte, ma impegnandosi a farne parte per correggerne il tiro.
Finché saremmo portati a credere che sia giusto accontentarsi del “meno peggio”, finiremo anche col credere alla legenda che esiste realmente una torta da dividersi, quando invece non c’è, e che con la speranza di riceverne una fetta che pensavamo non ci spettasse, finiremo a non avere neanche le briciole che invece erano nostre di diritto. La politica locale (e forse non solo), è come una pietanza di alta cucina. Affinchè risulti ottima, occorre non solo scegliere l’ingrediente principale, ma anche tutto ciò che la arricchisce di genuinità e di gusto. Se la giusta combinazione di ingredienti, di passione e amore nel prepararla incontra il consenso di chi la consuma, il gioco è fatto, sarà sicuramente un successo! Noi i nostri ingredienti li abbiamo voluti cercare e li abbiamo trovati nel continuo confronto con la gente, per la strada, e da loro, dalle loro esigenze che sono uguali alle nostre, abbiamo tratto spunto per scrivere la nostra RICETTA che punta ad avere un paese VIVIBILE. E se pure dalle pagine di questo giornalino abbiamo cercato di seminare, ritenendolo indispensabile per il nostro fine, una buona dose di impegno civico, qualsiasi cosa sia già timidamente germogliata nelle coscienze e nelle aspettative dei nostri lettori noi crediamo che sia ancora poca cosa per poterne sopportare da soli il peso dei frutti, quindi cercheremo prossimamente di scegliere il terreno più fertile che ci consenta di crescere nella giusta maniera la nostra personale idea di IMPEGNO, per poterne poi raccogliere i frutti sperati. Ai posteri l’ardua sentenza, volendo ricordare bene a chi ancora non pensa di esserlo, che in questo caso i posteri siamo noi tutti, prima e dopo le prossime elezioni.    

Il Sassolino nella Scarpa - Anno 2 Num.4

sabato 19 novembre 2011

STRANE VOCI SUL NOSTRO UFFICIO TECNICO

Cari lettori, in questo numero di novembre vogliamo riportarvi “una notizia” sul nostro ufficio tecnico, ufficio già oggetto di notizia in altri articoli e altre inchieste nei mesi passati, non solo da parte della stampa e del web, a quanto pare.... Difatti siamo venuti a conoscenza, tramite varie testate e blog di informazione, che l'ufficio tecnico incasserebbe, indebitamente, una percentuale del 2% sull'importo dei lavori pubblici. Una procedura, questa, che veniva permessa da una legge del lontano 1994, anche se la stessa è stata superata poi da alcuni correttivi che chiariscono che la somma spetta solo quando la responsabilità del procedimento è affidata all'esterno della struttura burocratica dell’ente. Per questo motivo sarebbe scattata una denuncia da parte di alcuni professionisti che registrano un abuso da parte del comune, guidato dal sindaco Luigi Leonardo. Non sarebbe la prima voce che si scatena sul nostro ufficio tecnico. L’esposto, a quanto si evince, sarebbe stato anche inoltrato alla Procura della Repubblica, al Ministero dei Lavori Pubblici e alla Corte dei Conti. Riportiamo testualmente parte della nota che recita così: “Accertato che è uso e costume, che l’unico dirigente dell'Utc, all’uopo incaricati solo come rup e non progettisti interni delle opere pubbliche, si autoliquidano illegittimamente l'intero compenso del  2% e quindi in contrasto con quanto riporta l'art. 92 di cui sopra. Considerato  che gli ordini professionali e albi professionali non tutelano in alcun modo i propri iscritti. Con la presente si vuole denunciare la continua violazione dell'art. 92 , comma 5, del D. Lgs. 12.4.2006, n. 163 e s.m.i. ed il perpetrare nell'emissione di Documenti illegittimi (Determine Dirigenziali) da parte dei Dirigenti degli Uffici Tecnici dei seguenti comuni al fine di auto liquidarsi tutto il 2% illegittimamente”. Se fosse davvero così, non sarebbe di certo una bella figura a nostro avviso, soprattutto per il livello di immagine di Pietramelara essendo l’Ufficio tecnico comunale  uno, se non il più importante ufficio dell’ente. La stessa ed identica azione, nella nostra zona, sarebbe toccata anche ad altri comuni tra i quali Alvignano.

SPIEGAZIONI SULL'UTILIZZO DEI VOLONTARI DEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE - ATTO III

Era da un po’ che noi de Il Sassolino non parlavamo di come sia organizzato il servizio civile nel nostro Comune, ma, dopo molte voci che abbiamo sentito riguardanti i nostri articoli sul tema, sentiamo il bisogno di fare una nuova precisazione. Ciò che a noi interessa è il coordinamento dei volontari, che sottostanno a date persone e quindi non hanno autonomia decisionale. Quando parliamo di cosa essi fanno, normale ci chiediamo: “Perché il soggetto incaricato non li coordina nel modo dovuto?”. Se già proviamo a leggere alcune frasi del bando, come “Diffondere una corretta informazione sul tema dei rifiuti”, oppure “Accrescere la buona informazione sul tema dei rifiuti”, od anche “Promuovere la cooperazione territoriale tra gli Enti coinvolti” , ci chiediamo dov’è scritto che debbano sostituire gli addetti nella stesura del censimento ISTAT oppure nel controllo del territorio (parole dei volontari). Di essere in pratica dei faccendieri, non dei volontari del servizio civile nazionale il cui nome del progetto a cui sono assegnati è AMBIENTE COMUNE. Quando qualcuno vorrà confrontarsi, in modo civile, siamo a vostra disposizione, se invece si vuole continuare a strumentalizzarci e ad aizzarci contro i volontari stessi… beh…

PONTE SFONDATO DI VAL D’ASSANO

Il Ponte Sfondato si trova a Val d'Assano, frazione del Comune di Rocchetta e Croce, al confine con il Comune di Riardo. Si tratta di un ponte di età romana, probabilmente appartenente all'età imperiale (età che va dal 31 a.C. al 476 d.C.), costituito da quattro arcate in progressione, di altezza e ampiezza diseguale, che diventano sempre più alte da ovest  verso est. In età romana univa le città di Teano e Benevento e, nonostante sia incrostato da rovi, edera, cespugli e persino da alberi di quercia, è ancora in discrete condizioni e ben visibile. Attualmente sovrasta la valle del Savone, ma originariamente al di sotto vi passava un modesto corso d'acqua. Ciò fà pensare all'eccessività del ponte, che testimonia l'uso degli ingegneri romani di realizzare un'opera prestigiosa, potendo disporre di notevoli risorse finanziarie. Con la decadenza della rete stradale romana in seguito alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, andò in rovina, anche se forse era ancora in buono stato nel 1229. Infatti in quell'anno l'Imperatore Federico II lo attraversò recandosi nelle terre dei Figli di Pandolfo (Principe di Capua), come testimonia Riccardo di San Germano, cronista del Regno di Sicilia tra il 1189 e il 1243. Anche se il passaggio pedonale è durato fino a pochi decenni fa, sicuramente durante la seconda guerra mondiale era già sfondato; a tal proposito si narra che, di notte durante quel periodo, fini giù nel foro del ponte un'autocarro con a bordo soldati inglesi o americani ubriachi. Il rumore provocato dalla caduta nella valle e le urla ed imprecazioni dei soldati, chiamarono l'attenzione degli abitanti delle masserie vicine che, impauriti, solo al mattino si decisero ad accorrere in aiuto ai feriti, rischiando persino una rappresaglia per il ritardo. Nonostante sia abbandonato da molto tempo, è una costruzione di notevole interesse nella zona, frutto dell'abilità e dell'ingegno di un popolo, quello Romano, all'avanguardia per quanto riguardava la realizzazione di collegamenti viari a medio e lungo raggio tra una città e l'altra. Questa peculiarità, unita a molte altre abilità, ha determinato in maniera decisiva l'espansione sia territoriale che economica del più grande Impero del mondo antico.


“UN MESTIERE DIFFICILE….”“

Al Sud governare è difficile, complicato, rischioso. La scelta del sindaco in un comune del Sud determina l’equilibrio del nostro paese più che un Consiglio dei ministri. Coscienza pulita, schiena dritta. Prima di lui, nel nostro comune, la disciplina non esisteva, esistevano diritti, ma nessun dovere. La sua elezione portò a condividere questa scelta con i cittadini, renderli partecipi dei problemi e della possibilità di risolverli insieme è tutt’altro che imporre, vietare, minacciare. E’ grazie a questo impegno costante che nascono risultati eclatanti. Cosa vuole il cittadino dal suo amministratore? Poche cose: lo sviluppo del territorio a costo zero (comprendendo che l’attuale crisi economica taglierà ulteriormente i fondi statali agli enti territoriali – n.d.a.), una buona amministrazione che non gravi sul cittadino, la manutenzione e lo sviluppo della viabilità, migliorare la raccolta dei rifiuti, rendendola moderna ed indipendente, recuperare i beni ambientali ed architettonici, retaggio e patrimonio della comunità, far pagare i tributi, evitando così provvedimenti che potrebbero bloccare il rilascio di licenze e permessi per qualsiasi tipo di attività commerciale e non solo, disciplinare ed armonizzare il traffico cittadino, con l’imposizione dei parcheggi a ticket, non sempre ben visti ed accettati, certo, ma che rendono, e tanto. Potenziare il decoro urbano e civile, vietando di buttare a terra cicche e mozziconi di sigarette, pena un’ammenda pecuniaria, per non parlare poi del controllo sui “bisogni” di cani e gatti, con altrettante multe ai proprietari che non osservano le normative vigenti. Tutti i cittadini devono avere uguaglianza davanti ai doveri e parità di diritti per tutti. Se vuoi capire se un uomo è leale devi toccarlo sui soldi, sugli interessi, chiedendo magari di cedere qualcosa di suo per il bene pubblico… Nella  vita non vi è riconoscenza: la gente appena riceve il piacere richiesto, se ne dimentica. Ti lascia, ti segue fino a che non hai esaudito il suo desiderio. Poi, se quella stessa persona subito dopo la tocchi negli interessi diventa il tuo peggior nemico. L’amministratore locale  non deve essere un politico di “carriera”, bensì un servitore della politica, cioè essere al servizio del cittadino: ascoltarlo, rispondergli direttamente, essere presente sul territorio, farsi vedere, ascoltare, risolvere le tante piccole difficoltà di ogni giorno. Promuovere lo sport e la cultura, ma anche commercio, agricoltura, artigianato, industria, attingendo dai fondi europei e valorizzare i giovani, nell’istruzione e nel mondo del lavoro”. Tutto questo e tante altre cose le potrete leggere nel “Il sindaco pescatore” – Storia di Angelo Vassallo – Mondadori Editore Euro 17,00. In queste settimane nelle quali si sente tanto parlare di elezioni, a livello centrale e locale, il prossimo anno saremo chiamati alle urne per le elezioni comunali, sarebbe opportuno a chi volesse presentarsi, di leggere questo libro, non fosse altro perché colui che incarnava tutto questo che ho appena descritto, Angelo Vassallo, appunto, sindaco di Pollica, è stato assassinato il 5 settembre 2010 ed i  colpevoli sono ancora impuniti! Per la verità molte delle cose che il povero Vassallo, socialista di vecchio stampo, cercò di attuare, riuscendovi, ma anche il suo “approccio” alla politica, sono alla base della “missione” di un politico, come ebbi modo di evidenziare già nel lontano 1994, nel mio “Un cuore nuovo per la politica pietramelarese”, onde spronare la classe politica locale e nazionale, alla caduta della cosiddetta “prima repubblica”, a guidare un vero rinnovamento di uomini ed idee. Questo mese quindi, consiglio “caldamente” ai politici “nostrani” di ieri, oggi e domani ed a quanti volessero impegnare politicamente, di leggere prima questo bel libro e poi decidere… Cari sassolini, ringrazio della stima ed amicizia quanti, fermandomi per strada, si complimentano per queste poche righe che mensilmente tentano solo di favorire la lettura e la crescita civile e morale della nostra Pietramelara.

VOCE DEL POPOLO

Il mese scorso abbiamo sottoposto alla cittadinanza pietramelarese un sondaggio sul “nuovo tocco verde” di Via Roma sul nostro blog http://ilsassolinopuntoit.blogspot.com/ . Ebbene, circa il 75% di coloro che hanno votato, ha espresso un parere negativo, solo il 13% ha espresso un giudizio favorevole mentre circa il 12% ha sarcasticamente votate per l’opzione: “vorrei tanto conoscere l’autore”.

mercoledì 16 novembre 2011

GOVERNO MONTI, LA LISTA DEI MINISTRI



Ecco la lista dei ministri del nuovo governo Monti. Come detto, nessun politico ma solo 'tecnici':


Corrado Passera, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture;


Giampaolo Di Paola, ministro della Difesa;


Anna Maria Cancellieri, ministro dell'Interno;


Paola Severino, ministro della Giustizia;


Giulio Terzi, ministro degli Esteri;


Elsa Fornero, ministro del Welfare con delega alle Pari Opportunità;


Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca;


Lorenzo Ornaghi, ministro per i Beni culturali;


Renato Balduzzi, ministro per la Salute;


Mario Catania, ministro delle Politiche Agricole e forestali;


Corrado Clini, ministro dell'Ambiente.


Nominati anche cinque ministri senza portafoglio:


Enzo Moavero Milanesi (Affari Europei),


Piero Gnudi (Turismo e Sport),


Fabrizio Barca (Coesione territoriale),


Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento),


Andrea Riccardi (Cooperazione internazionale).

IL SASSOLINO DALLA REGIONE CAMPANIA 16/11/11


“Un fatto grave, che interroga profondamente i partiti e la politica”. Dichiarazione di Luisa Bossa, deputata del Pd, componente della commissione antimafia, dopo l’arresto avvenuto la mattina scorsa a Caserta, del consigliere regionale Enrico Fabozzi, per sospetta collusione con il clan dei casalesi.
L'ex sindaco di Villa Literno, infatti,  Enrico Fabozzi, è stato arrestato per un presunto sodalizio con il clan dei Casalesi; ricordiamo che fu sospeso dal Pd e dal gruppo regionale del partito già un anno e mezzo.
L'ex On. del PD, nel nostro Comune, totalizzò 30 preferenze alle scorse elezioni regionali "classificandosi", sempre qui da noi a Pietramelara, quarto su nove nomi presenti nella lista del Partito Democratico in Provincia di Caserta.

domenica 13 novembre 2011

SILVIO BERLUSCONI PREMIER, LE ULTIME ORE. IL RACCONTO DI UNA STORIA ITALIANA

articolo tratto da ilfattoquotidiano.it

Dalla discesa in campo all'invito a comparire di Napoli, dai rapporti con gli alleati all'editto bulgaro, dalla guerra alle toghe rosse ai 'coglioni' di sinistra, fino al discorso del predellino, al bunga bunga e alla caduta dei giorni nostri: i diciotto anni con il Cavaliere significano Seconda Repubblica

“Se fossi a Roma non avrei dubbi, voterei Fini”. Comincia così l’avventura politica di Silvio Berlusconi, il 23 novembre 1993, all’inaugurazione del centro commerciale Euromercato di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. Le voci sulla ‘discesa in campo’ c’erano già, ma questa è la prima dichiarazione politica di peso. Gianfranco Fini è il segretario del movimento sociale italiano e si candida a sindaco di Roma contro Francesco Rutelli (che vincerà). La scelta di campo è netta perché Alleanza nazionale non è ancora nata e nelle macerie politiche del post Tangentopoli il Cavaliere si schiera con l’esponente neofascista, convinto che intorno a lui si raggruppi “quell’area moderata che si è unita e può garantire un futuro al Paese”. Insieme faranno tanta strada. Berlusconi ‘sdogana’ Fini nell’arco costituzionale, An diventerà un alleato chiave di Forza Italia. Seguiranno periodiche crisi, fino alla ‘fusione fredda’ dei due partiti nel Pdl, poi la rottura definitiva nell’aprile 2010 (il celebre “Che fai, mi cacci?”) e la nascita di Fli, oggi in prima fila nell’affossare il presidente del Consiglio. E, forse, a porre fine alla sua parabola politica.

DISCESA IN CAMPO E VITTORIA TRADITA.

La discesa in campo, quella vera, arriva il 26 gennaio 1994, tramite videocassetta accuratamente confezionata che da Arcore è recapitata a tutti telegiornali. Cosa che è salutata come segno di modernità rispetto alla Prima Repubblica (non è passato molto tempo dai governi guidati dagli Andreotti e dai Fanfani), con tanto di calza sulla telecamera per addolcire l’immagine. Ma la videocassetta anticipa anche lo stile che il Cavaliere avrebbe adottato in politica: stare il più lontano possibile dalle domande dei giornalisti. Così in prima serata e a reti unificate è servito un salmo rassicurante: “L’Italia è il paese che amo…”. L’ingresso in politica è motivato dalla necessità di salvare il paese dal “governo delle sinistre e dei comunisti”. Il costruttore di Milano 2, il padrone della Fininvest, l’uomo che aveva inventato la tv commerciale in Italia si candida a governare il Paese.

Berlusconi sfonda, e alle elezioni di quella primavera sconfigge la “gioiosa macchina da guerra” capitanata da Achille Occhetto, l’uomo che ha appena mandato in soffitta il Partito comunista italiano l’ha sostituito con il Partito democratico della sinistra. L’imprenditore milanese ha in dote buona parte degli elettori della Dc e del Psi, oltre alla fondamentale alleanza con la Lega Nord, con gli ex missini, con il Ccd di Pierferdinando Casini. Indubbiamente, però, pesa il fascino dell’imprenditore che si è fatto da solo, che ha creato ricchezza e posti di lavoro, che promette la “rivoluzione liberale”, che sa comunicare e usare le televisioni (le proprie, e non solo). L’evidente conflitto d’interessi tra il politico e il monopolista della tv non scalda eccessivamente gli animi.

Sette mesi dura il primo governo Berlusconi. Tra i ministri si ricordano Cesare Previti (alla Difesa) e Giuliano Ferrara (Rapporti con il parlamento). La prima rottura con la Lega di Bossi avviene con il cosiddetto ‘decreto salvaladri’ architettato per far uscire dal carcere molti detenuti dell’inchiesta Mani pulite. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni (il primo non democristiano del Dopoguerra) dirà di essere stato “ingannato”: gli hanno fatto leggere “un decreto diverso” . Il 22 novembre, il presidente Berlusconi è impegnato a Napoli in un vertice internazionale sulla criminalità organizzata. Lì lo raggiunge un invito a comparire, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano per tangenti pagate dalla Finivest alla Guardia di Finanza, per ammorbidire gli accertamenti fiscali. Le mazzette sono state effettivamente versate, come dimostrano le condanne in cassazione per alcuni dirigenti Fininvest, ma Berlusconi alla fine ne uscirà assolto. Quel 22 novembre segna il simbolico inizio di un’altra battaglia che segnerà il ventennio berlusconiano: l’aspra lotta contro la magistratura “politicizzata”, le “toghe rosse”, i giudici “antropologicamente diversi dalla razza umana”, “cancro da estirpare”, e persino dediti al “turismo sessuale”.

Il 21 dicembre 1994 Bossi molla Berlusconi. Per anni il centrodestra attribuirà all’invito a comparire di Napoli il crollo di quel governo, ma per la verità la mozione declamata da Umberto Bossi in aula non ne fa cenno, mentre è densa di proclami antifascisti. La prima esperienza a Palazzo Chigi termina con pochi risultati e molto livore. Berlusconi e Fini giurano solennemente che con Bossi non vogliono avere più nulla a che fare: “Neppure un caffè” (Fini) con quel “dissociato mentale” (Berlusconi). Bossi, dal canto suo, fa partire la micidiale campagna su Berlusconi “mafioso di Arcore“.

Per colui che è ‘unto del signore’ comincia la “traversata del deserto”. L”uomo del fare’ è confinato all’opposizione, prima di un governo tecnico capitanato da Lamberto Dini, poi del governo Prodi, con l’Ulivo uscito vittorioso dalle elezioni del 1996. E’ opinione comune che in quegli anni il centrosinistra si sia giocato tutto, e se lo sia giocato molto male. Un Berlusconi debole e demoralizzato viene resuscitato dalla Commissione Bicamerale voluta da Massimo D’Alema, che dovrebbe fare storiche riforme istituzionali e non porterà a nulla, se non a nuove leggi di procedura penale gradite a Berlusconi e a tanti altri imputati di Tangentopoli. Nel frattempo, dopo appena due anni di governo, Rifondazione comunista guidata da Fausto Bertinotti toglie la fiducia a Romano Prodi, che si dimette. Negli anni successivi, il centrosinistra si avvita in una serie di fallimenti con quattro governi in cinque anni: un Prodi, due D’Alema, un Giuliano Amato. Le regionali del 2000 si risolvono con una generale sconfitta dell’Ulivo (che porterà alle dimissioni del D’Alema due). L’aria è cambiata e Berlusconi capisce di potercela fare di nuovo. Anni di insulti e recriminazioni con Bossi vengono spazzati via, querele miliardarie comprese. In vista della concreta possibilità di vittoria, la vecchia alleanza del 1994 si rinsalda nella Casa delle Libertà. Quella del 2001 è la celebre campagna elettorale dove debuttano i manifesti 6 metri per tre, con il faccione del Cavaliere, il cielo azzurro e slogan di grande fortuna, a partire da “Meno tasse per tutti”. Altro momento topico, la firma del ‘contratto con gli italiani’ davanti a un ossequioso Bruno Vespa, a Porta a Porta.

Il candidato del centrosinitra Francesco Rutelli è sconfitto senza appello. Non mutano il sentimento degli elettori i mille sospetti accumulati sulla biografia del cavaliere, dai rapporti accertati con Cosa nostra all’origine misteriosa dei primi finanziamenti, al pagamento di tangenti, ai tanti collaboratori finiti in pesanti guai giudiziari, tra i queli i più stretti, Marcello Dell’Utri e Cesare Previti. Succede il finimondo quando questi temi, fino ad allora confinati in libri e testate “di sinistra”, approdano in televisione in prima serata, grazie al comico Daniele Luttazzi che invita a Satyricon, su Raidue, Marco Travaglio, autore con Elio Veltri del libro L’Odore dei soldi. Anche se Berlusconi affermerà in seguito di avere perso “due milioni di voti” per quella trasmissione, le elezioni del 2001 sono l’ulteriore conferma che la questione morale fa poca presa sull’elettorato, ben più allettato da promesse di alleggerimenti fiscali e di un’attività economica più libera. Di fatto, però, i pochi liberali presenti nella Cdl vengono emarginati per far spazio a componenti con ben altre radici culturali, dagli ex democristiani a Comunione e Liberazione, dagli ex fascisti ai leghisti che rispolverano il protezionismo.

CINQUE ANNI AL GOVERNO, E NESSUNA SCUSA
E’ la legislatura del 2001-2006 il cuore del ventennio berlusconiano. Cinque anni filati di governo con una solida maggioranza e nessuna scusa. Che invece sarà trovata, con gli attentati dell’11 settembre, i cui contraccolpi economici verranno evocati negli anni successivi come giustificazione del mancato mantenimento delle promesse esibite sui cartelloni. In questa fase, l’Italia berlusconiana si appiattisce sulle posizioni del presidente degli Stati Uniti George W. Bush, anche sul contestato intervento militare in Iraq del 2003, che vede contrari tra gli altri i principali partner europei, Francia e Germania. Nelle librerie macinano copie le invettive anti-islamiche di Oriana Fallaci, che entra immediatamente nel Pantheon del centrodestra berlusconiano. A mano a mano che sfuma il “nuovo miracolo italiano”, il Cavaliere comincia ad accarezzare la vanità di lasciare “un segno” nella politica internazionale, accampando meriti nell’avvicinamento fra Stati Uniti e Russia e in altri mutamenti epocali. Ma nel contempo dimostra un’attrazione fatale per i leader più discussi del globo. Solida l’amicizia con il russo Vladimir Putin, democraticamente eletto in un Paese dove la democrazia mostra ampie falle e i giornalisti scomodi muoiono ammazzati. Berlusconi va spesso a trovarlo, anche al di fuori delle visite istituzionali. Omaggia e bacia platealmente il libico Muammar Gheddafi, dittatore-canaglia per eccellenza ai tempi della strage di Lockerbie (1988), in cerca di nuova verginità fino alla tragica fine nella rivolta popolare sostenuta dalla Nato. Fino allo sconcertante show al fianco del satrapo bielorusso Aleksandr Lukashenko. Per una dozzina d’anni nessun capo di governo europeo si era azzardato fargli visita, date le pesanti accuse di brogli elettorali condivise dalla comunità internazionale. Fino all’autunno del 2009, quando un pimpante Silvio Berlusconi sbarca a Minsk e lo gratifica così: “Grazie anche alla sua gente, che so che la ama: e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti”.

Invece di prendere una piega liberale e antitasse, l’attività parlamentare della legislatura 2001-2006 si dirige subito verso le leggi “ad personam” tese a favorire gli interessi economici e giudiziari di Berlusconi. E’ un provvedimento “minore”, quello che toglie le scorte ad alcuni magistrati impegnati in inchieste scomode, a fare da battistrada e a innescare la prima scintilla dei “girotondi”, il movimento che poi crescerà a mano a mano che le leggi ad personam entreranno in agenda: quella sul ‘legittimo sospetto’, partorita dal senatore Udc Melchiorre Cirami per facilitare la ricusazione dei giudici nei processi, dà luogo a una gigantesca manifestazione promossa a Roma fra gli altri dal regista Nanni Moretti, solitamente schivo. Ancora più imponente è la mobilitazione della Cgil di Sergio Cofferati contro la riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il battesimo di piazza del nuovo governo avviene però il 19 e 20 luglio 2001 al G8 di Genova, segnato da violenze di piazza, pestaggi indiscriminati delle forze dell’ordine e dalla morte del manifestante Carlo Giuliani. Il governo Berlusconi, con il suo ampio seguito di ‘garantisti’, chiuderà completamente gli occhi davanti alle responsabilità della polizia e dei suoi vertici. L’altra caratteristica del quinquennio del “massimo splendore” berlusconiano è il ferreo controllo della Rai, che tocca il culmine con l”editto bulgaro’ che apre la strada alla cacciata di Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi. I temi della “censura” e del “regime” diventano argomento di dibattito quotidiano.

Del “nuovo miracolo economico italiano” non si parla affatto, mentre le cronache sono occupate dal perenne conflitto trra Berlusconi e la magistratura, tra Berlusconi e l’opposizione, tra Berlusconi e i giornali (comprese le più autorevoli testate straniere, come l’Economist e il Finacial Times, non certo di sinistra, anche se qualcuno proverà a bollarle come tali), tra Berlusconi e le istituzioni di garanzia, tra Berlusconi e le più varie circostanze che rendono inattuabili le promesse elettorali. Nel 2004 va in onda lo psicodramma delle dimissioni di Giulio Tremonti, il ‘genio’, il superministro dell’Economia immancabile in ogni esecutivo berlusconiano (salvo poi essere regolarmente travolto dalle critiche, copione che si ripete ai giorni nostri).

SILVIO A PEZZI, LA SINISTRA PURE.
Quello che arriva alle elezioni del 2006 è un Silvio a pezzi. Le regionali del 2005 sono state un disastro, 14 a due per il centrosinistra, resistono solo Lombardia e Veneto. I sondaggi danno il centrodestra irrimediabilmente sotto, la Casa delle Libertà si sfalda, con Casini e Fini seriamente intenzionati ad andare per conto loro. Magari saltando un giro dalle poltrone del potere, ma con il vantaggio di sbarazzarsi per sempre dell’ingombrante leader e giocare in proprio le partite successive. E il centrosinistra, per l’occasione battezzato “L’Unione”, candida alla presidenza del consiglio Romano Prodi, autentica bestia nera del Cavaliere. In questo contesto matura un rapido cambiamento della legge elettorale nel tentativo di limitare i danni: il ministro Roberto Calderoli battezza l’attuale Porcellum.

Invece, ancora una volta, le cose vanno diversamente: la resurrezione è dietro l’angolo. Berlusconi dà il via a una campagna elettorale urlata come non mai, nel tentativo di afferrare per la pancia il suo elettorato deluso e gli ‘indecisi’ meno politicizzati. Arriva a definire ‘coglioni’ gli elettori avversi, rigioca la carta dell’anticomunismo viscerale provocando un incidente diplomatico con la Cina, dove secondo lui in epoca maoista si “bollivano i bambini per concimare i campi”. Alla fine la sconfitta arriva, ma per un pugno di voti. Il governo Prodi non ha una solida maggioranza al Senato – e dall’opposizione Berlusconi scatena una violenta campagna contro i senatori a vita che lo appoggiano, anche se nel 1994 ne aveva beneficiato lui stesso – e vivacchia meno di due anni. Intanto Berlusconi si inventa il Popolo delle libertà, cioè la fusione di Forza Italia e An, in un discorso detto “del predellino”, perché pronunciato dal bordo dell’abitacolo di un’auto in piazza San Babila a Milano. Nel 2008 si torna a votare e Berlusconi rivince, battendo questa volta Walter Veltroni, che aveva lasciato in anticipo la poltrona di sindaco di Roma (e il centrosinistra perderà pure quella, in favore di Gianni Alemanno).

Ma per Berluisconi è l’inizio della fine. Troppo strappi, e una storia personale sempre più impresentabile. Gli alleati storici si defilano. Lo molla Casini, che ormai parla come un girotondino della prima ora, rinfacciandogli il conflitto d’interessi, i guai giudiziari, il fatto di governare pensando solo agli affari propri e di essere un bugiardo. Lo molla Fini, cofondatore del Pdl che ora si fa un partito tutto suo, Futuro e libertà per l’Italia, e da presidente della Camera (lo sdoganamento ha funzionato) martella l’ex alleato con le stesse motivazioni. Resta solo Umberto Bossi, che sette anni dopo il grave ictus che l’ha colpito si esprime per lo più a monosillabi e gestacci. Ma anche la Lega è attraversata dai “mal di pancia”, tra lotte di successione e la base che vorrebbe rompere l’alleanza diventata zavorra. Solo un’ampia servitù politico-mediatica, sempre pronta a negare l’evidenza dei fatti e a immolarsi nei talk show, permette al sistema Berlusconi oltre limiti che in altri paesi non potrebbero essere superati.

LACRIME, SANGUE E "CENE ELEGANTI".
Il tramonto del Cavaliere, l’uomo che ha segnato quasi vent’anni di politica italiana, si tinge di grottesco con il “caso Ruby” e la vicenda “escort”. Nell’estate del 2009 si scopre che il presidente del consiglio di una moderna democrazia occidentale ha l’abitudine di radunare nelle sue residenze decine di ragazze giovanissime – spesso pescate nell’ambiente televisivo – per farle esibire in giochini erotici, scegliendo di volta in volta quelle (al plurale) da far restare per la notte. Le ragazze sono ricompensate con denaro, gioielli, automobili, appartamenti, ma anche incarichi pubblici. Una di queste, Karima el Mahroug detta Ruby Rubacuori, ha frequentato quei festini (“cene eleganti” nella vulgata berlusconiana) da minorenne. E una notte che Ruby era finita in questura a Milano, il premier aveva telefonato al funzionario di turno intimandogli di lasciarla libera, in quanto la ragazzina era niente meno che “la nipote di Mubarak”, l’allora presidente egiziano. E così al lungo curriculum giudiziario del Cavaliere si aggiungono accuse sconcertanti e infamanti per chiunque e a maggior ragione per un leader politico, compreso lo sfruttamento della prostitituzione minorile. Il disonore finale è una citazione nel rapporto annuale del dipartimento di Stato americano sul traffico di esseri umani, non nelle veste di politico impeganto sul tema, ma di imputato in un caso di sfruttamento sessuale.

Così finisce l’era berlusconiana. La crisi globale spazza via qualsiasi sogno di miracolo economico, per far posto a una serie di manovre economiche “lacrime e sangue”, dopo le quali il Cavaliere è costretto ad ammettere a denti stretti di aver “messo le mani nelle tasche degli italiani”. Altro che meno tasse per tutti. L’Italia finisce sotto la tutela dei partner europei, molto preoccupati, anche per la tenuta della moneta comune, l’euro. Tra “fronde” e “malpancisti”, Berlusconi perde i pezzi – compresi personaggi a loro modo simbolici, come l’ex soubrette Gabriella Carlucci passata all’Udc – e li sostituisce con soggetti che hanno più fortuna nelle rubriche satiriche che in quelle politiche. Un nome per tutti, Domenico Scilipoti. Fino all’atto finale.

Dopo quasi vent’anni di Berlusconi e di berlusconismo, resta un generale retrogusto di tempo perso. Il Cavaliere dei miracoli non sarà ricordato né per le tasse abbassate né per aver reso questo paese più ricco, ma per la massima rimasta impressa nelle intercettazioni telefoniche del caso escort: “La patonza deve girare”.

BERLUSCONI SI E' DIMESSO

Silvio Berlusconi si è dimesso. Dopo l'approvazione della legge di stabilità, il presidente del Consiglio è salito al Colle intorno alle 21 per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica. Alle ore 21.42 la notizia ufficiale delle sue dimissioni

giovedì 10 novembre 2011

SPUNTA L'ANTICA VIA LATINA CHE COLLEGAVA TEANO CON ALIFE E CAIAZZO

Articolo tratto da Caiazzo Rinasce

La scoperta è avvenuta Venerdì scorso in località Loreto, frazione di Teano. Era la strada usata dai Romani per passare da Teano ad Alife e giungere a Caiazzo. L'intervista di Elio Zanni al Direttore e Archeologo Francesco Sirano, che ha ripercorso a ritroso l'antica via Latina...

Eccezionale scoperta archeologica a Teano: rinvenute, in località Loreto, le rovine del ponte sul fiume Savone dell’antica via Latina che collegava Teano con Alife. Complice la pioggia intensa delle scorse settimane e una piena che ha fatto alzare di oltre tre metri il livello del corso d’acqua che con il torrente Rio Messere abbraccia il territorio sidicino, sono emersi importanti elementi architettonici di un ponte romano del III, IV secolo a.C. ora allo studio della Soprintendenza. Le emergenze sono costituite da due manufatti in calcestruzzo (opus caementitium) conformazioni di pietre di differente grana mescolate con calce idrata, sabbia e acqua: tipica malta per opere idrauliche. Nello stesso punto dell’alveo spicca anche la massiccia presenza di pietre poligonali di basalto, proprie dei lastricati, alcune delle quali ciclopiche. Quasi tutte dotate di un lato liscio adatto al calpestio e di una parte inferiore grezza e cuneiforme, idonea a incastrarsi nel pietrame di fondo (statumen) della strada romana. La scoperta, venerdì scorso, durante una passeggiata ispettiva organizzata dal Direttore archeologo, Francesco Sirano, Coordinatore presso la Soprintendenza di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, da poco sotto le professionali direttive di Adele Campanelli. Quattro passi di verifica sulla scorta di una segnalazione ricevuta da un appassionato di archeologia del posto, Francesco Zanni, già artefice di altre singolari segnalazioni. Ebbene, i ruderi rinvenuti sono tali da far ritenere di trovarsi davvero di fronte ai due blocchi contrapposti di appoggio delle campate di un ponte romano. Blocchi rovinati dall’incuria e dal tempo, dal passaggio dell’acqua, da altre piene e da movimenti tellurici: crollati, così, nell’alveo in epoca indefinita. Manufatti che sembrano proprio destinati a sorreggere dei ‘piedritti’, pietre verticali lavorate e sulle quali è possibile sviluppare un arco o anche più archi che in casi simili sono quasi sempre a tutto sesto. E se la presenza dei piedritti deve essere ancora accertata con dei saggi, lo spettacolo del Savone continua con la presenza blocchi di pietra bianca a parallelepipedo, notoriamente utilizzati a scopo decorativo. Infine, anche la breve distanza dello stesso ponte da un tratto ben conservato della primitiva Via Latina (soppianta nell’uso, per motivi di sicurezza militare, da una seconda e poi da una terza via, l’Appia, ben più esterne al tenimento sidicino) sfiora la necropoli di Sant’Amasio, contribuendo a dissolvere dubbi residui sull’importanza dei reperti cui hanno dato la caccia nell’ultimo secolo studiosi e archeologi di fama. Non sarebbe azzardato definire la scoperta come il tassello mancante di quel racconto storiografico o la tessera ritrovata di quel mosaico cartografico sul quale si staglia sempre più nitidamente l’immagine di una città (Teanum Sidicinum) che fu d’eccezionale importanza militare e culturale, grazie alle sue strade, ai templi e al suo Teatro, tra i più grandi dell’Impero Romano. L’esistenza del ponte sul fiume Savone dimostra che la Latina penetrava Teano collegandola per via breve con Roma e Alife permettendo scambi culturali e commerciali del tutto preferenziali; funzioni specifiche rispetto alle vie Appia e Aurelia. Ecco il vero coronamento al primitivo intuito che aveva portato i sidicini a diventare il popolo della valle del fiume Savone, stabilizzandosi proprio al confine settentrionale della Campania, ossia in posizione strategica per l’accesso al territorio laziale. Ecco perché la valle del Savone custodisce molti altri segreti, come l’Anfiteatro e uno stabilimento nei pressi di Loreto destinato alle abluzioni fluviali o alla lavorazione della terracotta, oggi celati da un'abnorme falda di terra ma che qualche contadino del posto asserisce di conoscere bene e indica come località ‘bagno nuovo’.

martedì 8 novembre 2011

IL 4 NOVEMBRE


In questo articolo si ripercorrono brevemente le varie tappe del 4 novembre, le cui celebrazioni si sono da poco concluse. In questa data si celebra l’anniversario della fine della prima guerra mondiale per l’Italia, la festa per le Forze Armate e per l’Unità nazionale. Infatti il 4 novembre del 1918 l’Italia uscì vittoriosa dalla prima guerra mondiale, con la firma dell’armistizio a Villa Giusti (presso Padova) dell’esercito Austro-Ungarico, ottenendo una vittoria che da molti è stata definita “mutilata” perché pagata a caro prezzo di vittime e feriti, con la conseguente ammissione di Trento e Trieste. La data venne ufficialmente istituita nel 1919 e doveva servire tanto a celebrare la vittoria dell’Italia sull’Impero Austro-Ungarico quanto a ricordare il sacrificio di chi perse la vita durante il sanguinoso conflitto. Durante il regime fascista l’anniversario venne parzialmente eclissato dalla celebrazione della “marcia su Roma”, che cadeva solo qualche giorno prima, il 28 ottobre. Mussolini, dal canto suo, intese fascistizzare pienamente la festa: chi meglio dei fascisti – secondo lui – poteva celebrare il coraggio e vigore degli italiani! La caduta del regime nel 1943 e la fine della seconda guerra mondiale causò un allentamento del ricordo della Grande Guerra. Cambiata denominazione, da “Festa della Vittoria” a “Giorno dell’Unità Nazionale”, il 4 novembre divenne l’occasione in cui le Forze Armate dichiaravano la loro fedeltà alla Repubblica. A partire dal 1949 essa divenne anche “Festa delle Forze Armate”, ritenute vere depositarie dei valori della concordia e dell’unità. Le celebrazioni quindi si attestarono su questo doppio canale: da un lato rito civile e religioso attraverso cui il popolo si rispecchiava nel proprio passato patriottico, dall’altro giornata in cui le Forze Armate celebravano le proprie glorie e memorie. La ridefinizione del calendario delle feste civili, nel 1977, provocò un declassamento del 4 novembre, che perse lo status di giorno festivo, in quanto divenne una “festa mobile”, che cadeva nella prima domenica di novembre. Alcuni anni fa, grazie alla spinta dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, questa data è stata rivalutata ed è ritornata ad essere una giornata con celebrazioni più estese e partecipate.
In conclusione, bisogna ricordare che questo giorno, oltre ad essere l’unica festività che abbia attraversato le varie età dell’Italia, quella liberale, fascista e repubblicana, ha dato una spinta positiva, soprattutto negli anni del primo dopoguerra, a quel processo di unità nazionale iniziato con le lotte risorgimentali.

AUGURI DOTT.SSA NUCCILLO!

La redazione de 'Il Sassolino' fa gli auguri alla socia Natascia Nuccillo, per il conseguimento della laurea in Scienze della formazione primaria. Congratulazioni Dott.ssa!

lunedì 7 novembre 2011

TERRORE AL BORGO: UN SUCCESSO


I giovani di Pietramelara per il giorno di halloween, il 31 ottobre, hanno presentato 'Terrore al borgo', rappresentazione horror teatrale che è andata in scena nell'affascinante scenario del borgo medioevale di Pietramelara. La trama è stata incentrata su una storia di fantasia accaduta trenta anni fa proprio a Pietramelara dove una bambina, di nome Elisa di 10 anni, è stata trovata esanime da un passante. 'Terrore al borgo' è stata una rappresentazione teatrale itinerante. La partenza è avvenuta dalla porta principale del borgo medioevale, dove diverse guide si alternavano per narrare, durante il tragitto, la storia ad ogni gruppo di curiosi. Ogni gruppo era composto dalle 5 alle 10 persone. Durante il percorso sono stati toccati diversi punti di interesse dello splendido borgo medioevale di Pietramelara, come ad esempio la torre e il 'muro scassato'. La parte finale della rappresentazione, quella sicuramente più emozionante, si è conclusa in una stanza buia con l'apparizione improvvisa della piccola Elisa. Al termine del tragitto i partecipanti dell'itinerario sono stati fatti defluire dal 'Teatrino degli archi', altro suggestivo luogo del borgo. Molta partecipazione degli abitanti di Pietramelara, ma era presente anche molta gente proveniente da diversi paesi della provincia. Alla fine gli organizzatori hanno fatto registrare oltre 400 persone. L'evento è stato organizzato anche per valorizzare il paese alto, un gioiello da visitare assolutamente. Un applauso ai giovani di Pietramelara che hanno avuto una idea davvero brillante per organizzare uno spettacolo emozionante e per esaltare i bellissimi luoghi del borgo pietramelarese.

sabato 5 novembre 2011

ELIMINATA L'OPZIONE SCARSO SOTTO GLI ARTICOLI

Visto che molti lettori con sempre più frequenza ed insistenza selezionavano l'opzione 'Scarso' presente nella parte inferiore di molti articoli, abbiamo deciso di eliminare questa opzione. L'abbiamo fatto non tanto per renderci superiori o per limitare un giudizio meno positivo nei nostri confronti, ma abbiamo eliminato l'opzione perchè molti lettori la selezionavano anche in post in cui erano contenute proposte, articoli di interesse comune ed iniziative lodevoli (alla faccia di chi dice che critichiamo soltanto!).
A nostro modo di vedere, molti purtroppo selezionavano l'opzione 'Scarso' solo perchè probabilmente risultiamo arroganti e/o antipatici (secondo loro...). Concordiamo col fatto che non potete tollerarci, vederci, sentirci ecc., ma sinceramente questa ossessiva valutazione sotto ogni articolo ci rendeva dispiaciuti e perplessi.


Le nuove opzioni per valutare i post sono: 'Sufficiente' (che sostituisce la precedente 'Scarso'), 'Buono' e 'Ottimo' (che rimangono invariate).

giovedì 3 novembre 2011

CERIMONIA DEL 4 NOVEMBRE


Domenica 6 novembre si svolgerà la commemorazione dei Caduti di tutte le guerre (giornata del 4 novembre). Il raduno è previsto alle ore 16.45 in Piazza Municipio e dalle ore 17 l'inizio della cerimonia in Piazza San Rocco con la deposizione della corona al Monumento ai Caduti

BORGO - CENTRO COMMERCIALE NATURALE - VERDE PUBBLICO. LE TRE PROPOSTE DE "IL SASSOLINO"

BORGO e CENTRO COMMERCIALE NATURALE
legge n.2862 del 28.07.2011
Art. 1.
(Recupero e riqualificazione dei centri storici e dei borghi antichi d’Italia)
    1. Al fine di promuovere lo sviluppo e di rimuovere gli squilibri economici e sociali di determinati territori, ai sensi dell’articolo 119, quinto comma, della Costituzione, lo Stato favorisce interventi finalizzati al recupero, alla tutela e alla riqualificazione dei centri storici, come definiti dalla normativa vigente, dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e delle unioni di comuni costituite esclusivamente da comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, anche al fine di attivare i finanziamenti per la realizzazione degli interventi nelle aree urbane eventualmente previsti nei Programmi operativi nazionali e nei Programmi operativi regionali adottati nell’ambito dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013.
    2. I comuni e le unioni di comuni di cui al comma 1 possono individuare, all’interno del perimetro dei centri storici e negli insediamenti urbani individuati con il decreto di cui al comma 6, zone di particolare pregio, dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, nelle quali realizzare interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana, nel rispetto e compatibilmente con le tipologie e le strutture originarie, attraverso gli strumenti all’uopo previsti dalla vigente normativa statale e regionale in materia. I comuni e le unioni di comuni di cui al comma 1 possono, altresì, promuovere la valorizzazione dei «centri commerciali naturali» e la rivitalizzazione economica degli «aggregati commerciali urbani», con le modalità di cui al comma 5.
    3. Gli interventi integrati di cui al comma 2, approvati dal comune con propria deliberazione, prevedono: il risanamento, la conservazione e il recupero del patrimonio edilizio da parte di soggetti privati; la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, nel rispetto dei caratteri identificativi e tipici delle zone di cui al comma 2; la manutenzione straordinaria dei beni pubblici già esistenti da parte dell’ente locale; il miglioramento e l’adeguamento degli arredi e dei servizi urbani e gli interventi finalizzati al consolidamento statico e antisismico degli edifici storici; la realizzazione di infrastrutture e di servizi adeguati; il miglioramento dei servizi urbani quali l’illuminazione, l’arredo urbano, la pulizia delle strade, i parcheggi, l’apertura e la gestione di siti di rilevanza storica, artistica e culturale.
    4. Le regioni possono prevedere forme di indirizzo e di coordinamento finalizzate al recupero e alla riqualificazione dei centri storici, anche in relazione agli interventi integrati approvati dai comuni ai sensi del comma 3.
    5. La valorizzazione dei «centri commerciali naturali» e la rivitalizzazione economica degli «aggregati commerciali urbani» consistono nel favorire, anche mediante gli interventi di cui al comma 2, la costituzione di uno o più insiemi organizzati, anche in forme societarie, di esercizi commerciali, di strutture ricettive, di attività artigianali e di servizio, che insistono all’interno dei centri storici di cui al comma 1, in cui si concentra un’offerta di prodotti, di servizi e di attività da parte di una pluralità di soggetti, con particolare riferimento o collegamento alla valorizzazione, alla distribuzione e alla commercializzazione delle produzioni tipiche locali, nonché allo svolgimento di funzioni informative per la promozione turistica e culturale del territorio.
    6. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, sono definiti i parametri qualitativi di natura storica, architettonica e urbanistica, sulla base dei quali individuare centri storici e insediamenti urbani in comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, ai quali attribuire il marchio di «borghi antichi d’Italia». L’attribuzione del marchio di cui al presente comma non comporta il riconoscimento dell’interesse culturale o paesaggistico dei beni o delle aree compresi negli insediamenti urbani interessati, che rimane disciplinato dalle disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Art. 2.
(Fondo nazionale per il recupero, la tutela
e la valorizzazione dei centri storici e dei borghi antichi d’Italia)
    1. Al fine di contribuire all’attuazione degli interventi di recupero e riqualificazione nei comuni e nelle unioni di comuni di cui all’articolo 1, è istituito il Fondo nazionale per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei centri storici e dei borghi antichi d’Italia, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
    2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, è emanato ogni anno un bando di gara, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, destinato ai comuni e alle unioni di comuni che intendono promuovere gli interventi di cui all’articolo 1 della presente legge, ai fini della ripartizione delle risorse del Fondo di cui al presente articolo. Una quota pari ad almeno il 25 per cento delle risorse del Fondo è destinata agli interventi per i comuni ai quali è stato attribuito il marchio di «borghi antichi d’Italia» ai sensi del comma 6 dell’articolo 1.
    3. Con il decreto di cui al comma 2 sono stabilite altresì adeguate procedure per il controllo dei progetti degli interventi di riqualificazione e di recupero delle zone di particolare pregio di cui all’articolo 1, comma 2, e per le eventuali revoche dei contributi previsti, nonché le modalità di riparto più idonee ad assicurare priorità agli interventi per i quali gli enti locali abbiano messo a disposizione una percentuale di risorse nella misura minima indicata dal medesimo decreto.
    4. Per l’anno 2012, la dotazione del Fondo di cui al comma 1 è determinata in 50 milioni di euro.
    5. All’onere derivante dall’attuazione del comma 4, pari a 50 milioni di euro per l’anno 2012, si provvede mediante corrispondente utilizzo della proiezione, per il medesimo anno, dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
    6. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
    7. A decorrere dall’anno 2013, al finanziamento del Fondo di cui al comma 1 si provvede ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

VERDE PUBBLICO
Visto che da alcuni giorni circolano voci sul fatto che la tanto "impossibile" iniziativa, da noi proposta all'amministrazione, "ADOTTA UN GIARDINO", è molto vicina al realizzarsi, vorremmo proporre un altro intervento a costo zero che potrebbe facilitare le successive operazioni di contatto e presa in carico da parte dei cittadini e di associazioni di questi spazi verdi.
Proponiamo infatti, visto che siamo già in periodo, di istituire un censimento delle associazioni locali a cui successivamente l'amministrazione potrà rivolgersi.
Un censimento a costo zero, che fotografi lo status quo delle associaizoni locali: associazioni riconosciute, non riconosciute, comitati, circoli per anziani, circoli culturale, onlus, fondazioni, tutto.
Il censimento non servirà solamente per favorire la collaborazione amministrazione - associazioni su tale iniziativa, anzi! Tale censimento dovrebbe farsi minimo ogni due anni!
L'associazionismo, in Italia, e anche nel nostro piccolo paese, non dimentichiamolo, ha un ruolo molto importante...

mercoledì 2 novembre 2011

CONTINUA LA BATTAGLIA PER L'ACQUA PUBBLICA - ATTO IV

Sarà, ma dalle risposte dateci nelle ultime due lettere si evincono alcuni punti di cui prenderemo atto.
  1. Non ci sarà nessuna campagna informativa sull'utilizzo dell'acqua potabile
  2. Non verranno pubblicate le analisi delle acque
  3. Non sarà modificato lo Statuto comunale come da noi chiesto con una petizione popolare e con il succcessivo trionfo dei referendum di giugno affinchè l'acqua venga dichiarato "bene pubblico"
A conferma l'ultima risposta alla nostra sollecitazione.



































Di seguito l'intera corrispondenza già pubblicata nei mesi scorsi:
http://ilsassolinopuntoit.blogspot.com/2011/07/continua-la-battaglia-per-lacqua.html
http://ilsassolinopuntoit.blogspot.com/2011/08/continua-la-battaglia-per-lacqua.html
http://ilsassolinopuntoit.blogspot.com/2011/09/continua-la-battaglia-per-lacqua.html
Scelte del genere poi comportano privazioni quali questa:
http://ilsassolinopuntoit.blogspot.com/2011/10/laffermazione-del-concetto-acqua-bene.html