mercoledì 29 febbraio 2012

CHIESA ESENTE DALL'IMU? MA ANCHE ALTRI ENTI NON PAGANO

Sancito che la Chiesa debba contribuire alla ripresa economica dell’Italia, attraverso il pagamento dell’IMU per i locali ad uso commerciale, non dimentichiamo che altre forme di esenzioni sono ugualmente gravi ma meno palesi.
Fonti accreditate, tra cui il dossier di Repubblica del 22 dicembre scorso, danno un’idea della colossale evasione allo Stato, che ruota non solo intorno agli immobili del Vaticano, ma anche a quelli di enti e fondazioni “no profit” o pseudo tali.
Analizzando solo i dati relativi a Roma, sono circa 2800 soggetti proprietari di almeno 3500 immobili che evadono l’Imposta Municipale Unica, nascosti dietro varie fondazioni dalle più svariate sfumature, come l’Associazione Allevatori Razze Charolaise (razza bovina francese), a quelli della Limousine, tutti prevalentemente ubicati nel centro storico della città, laddove la tassazione risulta essere maggiorata per gli immobili di lusso. Basti pensare che, sempre nella Capitale, ci sono numerosi nomi celati dietro la neutra denominazione di ente. Da “Italiani Europei” di Massimo D’Alema, a “Cristoforo Colombo” di Claudio Scajola, dalla “Libera Fondazione” di Giustina Destro alla “Scuola Democratica” di Walter Veltroni, da “Fare Futuro” a “Fede e Scienza” di Buttiglione.
Nel calderone degli enti di ricerca spiccano i nomi dei colossi farmaceutici Pfizer e Serono, i grandi istituti di credito con Bnl, Credito Cooperativo, grandi aziende come Telecom Italia e Finmeccanica, le case di moda come le sorelle Fendi, Biagiotti, Capucci, Fontana, solo per citare alcuni nomi. Per tutti vale la clausola ambigua della circolare del 2009 sull’esenzione Ici: “L’immobile deve essere utilizzato da un ente non commerciale” ma, continua, “gli immobili non devono avere esclusivamente natura commerciale”. L’interpretazione semantica di quel “no esclusivamente”  permette a una congregazione o a una confraternita di metter su alberghi e bed & breakfast senza pagare un euro di Ici, a patto che nell’edificio ci sia una cappella per dire messa o un campo di calcetto per i ragazzini del quartiere.
Se è concettualmente giusto “dare a Cesare quel che è di Cesare” e “dare a Dio quel che è di Dio”, è anche vero che “Dio” deve pagare quel che è di Dio ma anche “Cesare” deve pagare quel che è di Cesare.
Pertanto è demagogico scagliarsi mediaticamente solo contro la Chiesa; è vero che beneficia ancora di antichi privilegi, ma è anche vero che esistono una moltitudine di organismi  che beneficiano di privilegi analoghi, quindi bisogna valutare la situazione in modo oggettivo e non ideologico.

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