lunedì 26 dicembre 2011

TRADIZIONI NATALIZIE LOCALI

Questo articolo intende raccogliere alcune delle molte tradizioni locali natalizie, di cui la maggior parte erano in voga nel periodo precedente la seconda guerra mondiale fino al secondo dopoguerra.
Per quanto riguarda l'aspetto gastronomico, il pranzo di Natale comprendeva il tradizionale gallo, che veniva allevato proprio per essere cucinato in questa occasione, e servito insieme ad altre pietanze quali gnocchi, tagliolini fatti in casa e cucinati con salsa o brodo, frutta secca come castagne al forno, taralli con finocchietti caserecci, struffoli e zeppole fritte come dolce. Piatto tipico era anche la "pizza di raurigno", fatta con uva passa, finocchietti e farina di granturco.  Dolci tradizionali come panettoni o pandori, dalle nostre parti, all'epoca ancora non erano diffusi.  
Dal punto di vista folkloristico-religioso, nelle case si preparava solo il presepe, perchè l'albero di natale si sarebbe diffuso  a partire dagli anni cinquanta e, in tutte le piazzette del paese, si organizzava un "fuoco di Natale" dove si raccoglievano i giovani che suonavano e cantavano con l'"organetto", fino a quando arrivava l'ora della messa di mezzanotte. Nei giorni successivi al Natale i ragazzi usavano prendere un sacco e andare in giro per ogni casa intonando "Buonu e buon anno", con lo scopo di ricevere noci, frutta secca, castagne, taralli e via dicendo. La canzone faceva così: "buon e buon annu e buonu capurannu, racce l'umberto cumm a chigliat' anno... caro Antonio t'hanno aggarbato, semmu arrivati a auannu e puru ra ccà a cient'anni!", dove "l'umberto" era il regalo e "Antonio" era il nome del padrone di casa, che veniva cambiato utilizzando altri nomi di altri capi famiglia a seconda delle case che si visitavano. Al ritornello potevano aggiungere anche "scennete u fiaschu cu u vino e pure caccusella pe mangià!". Molte di queste tradizioni oggi non sussistono più, in parte perchè dimenticate e in parte perchè abbandonate per via del benessere che è stato raggiunto a partire dalla fine degli anni cinquanta con il cosiddetto "boom economico". Infine c'è da fare una precisazione: soltanto le famiglie più abbienti (in questo caso quelle che avevano almeno un terreno a disposizione), potevano permettersi di vivere il periodo natalizio in questo modo.

Nessun commento: