martedì 21 febbraio 2012

EREDI DI UN MONDO SBAGLIATO

“Tutto induce a pensare che una terra feconda e felice come questa, dove ogni elementare bisogno si trova soddisfatto con poco, produca gente capace di aspettare flemmaticamente dall'indomani ciò che le ha portato l'oggi, e di vivere quindi, senza pensieri, nella completa dolcezza della pigrizia .Man mano comincio a trovarmi meglio con questa gente; bisogna però pesarli coi pesi del bottegaio, mai e poi mai col bilancino dell'orafo! Qui nessuno sa nulla dell'altro, quasi non s'accorge degli altri che gli passano accanto; tutti scorrazzano in paradiso da mattina a sera senza preoccuparsi di alcunché. E quando comincia a ribollire quella vicina bocca dell' Inferno [Il Vesuvio, all'epoca in fortissima e continua attività - ndr] , giammai si industriano per salvarsi e per fuggire: chiedono aiuto al sangue di San Gennaro; e con che si difende o cerca di difendersi tutto il resto del mondo dalla morte e dal diavolo, se non col sangue? Il trovarsi in mezzo a una massa di sfaccendati cosi innumerevole e perennemente agitata è straordinario e insieme salutare per un uomo del nord. Tutto trascorre in impetuoso disordine, e ognuno sa trovar tuttavia la propria mèta! In tanta ressa e animazione mi sento perfettamente tranquillo e isolato, e più assordanti son le strade, più grande si fa la mia calma".
Johann Wolfgang Goethe - da: Viaggio in Italia - A Napoli nel 1787
Goethe è stato in Italia moltissimi anni fa,  ha raccontato il suo passaggio nel libro suddetto e in successivi documenti, molti suoi aneddoti sulla città sono famosi, ma piace soffermarmi su questo che ho riportato. Tralasciando le sensazioni personali dello scrittore, alla ricerca della pace interiore, è bello pensare come molti dei nostri comportamenti, che lo scrittore criticava già allora, siano ancora in uso, quasi ne fossimo affezionati e non volessimo liberarcene. Il punto di critica maggiore è sulla scarsa considerazione del pericolo (il Vesuvio), sul non importarsene di cosa succede intorno alla singola persona. Ripensandoci, sono proprio questi i punti dolenti che hanno portato alla situazione attuale in cui versa la città di Napoli, ma anche il suo intorno, noi incluso. Se pensiamo che uno dei detti più conosciuti è “Chi se fà i fatt suoi camp cent’anni”; e se lo applichiamo alla vita attuale, dove l’illegalità è ritenuta legittima e nessuno sa niente su quello che accade “di sconcio”, allora è facile pensare come la causa scatenante del tutto sia proprio questo, il comportamento menefreghista, presente e passato. Il che si può ritrovare in qualsiasi azione quotidiana, dal fregarsene della pericolosità della natura, per poi chiedersi il perché quando essa si scatena causando danni per tutti noi; oppure l’aspettare sempre un aiuto dall’esterno, come se i nostri problemi dovrebbero essere risolti per forza di cose da esterni. Anche nel nostro piccolo comune possiamo ritrovare tutti i tratti negativi caratterizzati da Goethe, partendo dal fregarsene del bene comune causa non-volontà di impegnarsi (raccolta differenziata?),  non preoccuparsi di come si possa risolvere una situazione di crisi (i fossi non puliti in cui l’acqua piovana non potrà confluire, l’abbandono di rifiuti tossici che porta alla crisi dell’equilibrio naturale…), il non poter guardare oltre il proprio orticello (manco a dirlo, nevica e io non mi pulisco il viale perché deve farlo il comune..., ce ne sarebbero proprio tante da riferire..).
Il riferimento è pur sempre generale, ci sarà sempre il più e il meno, ma la nostra mentalità comune ci spinge sempre più verso il basso, forse confrontarci con un mondo più aperto (Europeo?), ci può far solo del bene.

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