“Tutto
induce a pensare che una terra feconda e felice come questa, dove ogni
elementare bisogno si trova soddisfatto con poco, produca gente capace di
aspettare flemmaticamente dall'indomani ciò che le ha portato l'oggi, e di
vivere quindi, senza pensieri, nella completa dolcezza della pigrizia .Man mano
comincio a trovarmi meglio con questa gente; bisogna però pesarli coi pesi del
bottegaio, mai e poi mai col bilancino dell'orafo! Qui nessuno sa nulla
dell'altro, quasi non s'accorge degli altri che gli passano accanto; tutti
scorrazzano in paradiso da mattina a sera senza preoccuparsi di alcunché. E
quando comincia a ribollire quella vicina bocca dell' Inferno [Il Vesuvio,
all'epoca in fortissima e continua attività - ndr] , giammai si industriano per
salvarsi e per fuggire: chiedono aiuto al sangue di San Gennaro; e con che si
difende o cerca di difendersi tutto il resto del mondo dalla morte e dal
diavolo, se non col sangue? Il trovarsi in mezzo a una massa di sfaccendati
cosi innumerevole e perennemente agitata è straordinario e insieme salutare per
un uomo del nord. Tutto trascorre in impetuoso disordine, e ognuno sa trovar
tuttavia la propria mèta! In tanta ressa e animazione mi sento perfettamente
tranquillo e isolato, e più assordanti son le strade, più grande si fa la mia
calma".
Johann Wolfgang Goethe - da: Viaggio in
Italia - A Napoli nel 1787
Goethe è stato in Italia moltissimi anni
fa, ha raccontato il suo passaggio nel
libro suddetto e in successivi documenti, molti suoi aneddoti sulla città sono
famosi, ma piace soffermarmi su questo che ho riportato. Tralasciando le
sensazioni personali dello scrittore, alla ricerca della pace interiore, è
bello pensare come molti dei nostri comportamenti, che lo scrittore criticava
già allora, siano ancora in uso, quasi ne fossimo affezionati e non volessimo
liberarcene. Il punto di critica maggiore è sulla scarsa considerazione del
pericolo (il Vesuvio), sul non importarsene di cosa succede intorno alla
singola persona. Ripensandoci, sono proprio questi i punti dolenti che hanno
portato alla situazione attuale in cui versa la città di Napoli, ma anche il
suo intorno, noi incluso. Se pensiamo che uno dei detti più conosciuti è “Chi
se fà i fatt suoi camp cent’anni”; e se lo applichiamo alla vita attuale, dove
l’illegalità è ritenuta legittima e nessuno sa niente su quello che accade “di
sconcio”, allora è facile pensare come la causa scatenante del tutto sia
proprio questo, il comportamento menefreghista, presente e passato. Il che si
può ritrovare in qualsiasi azione quotidiana, dal fregarsene della pericolosità
della natura, per poi chiedersi il perché quando essa si scatena causando danni
per tutti noi; oppure l’aspettare sempre un aiuto dall’esterno, come se i
nostri problemi dovrebbero essere risolti per forza di cose da esterni. Anche
nel nostro piccolo comune possiamo ritrovare tutti i tratti negativi
caratterizzati da Goethe, partendo dal fregarsene del bene comune causa
non-volontà di impegnarsi (raccolta differenziata?), non preoccuparsi di come si possa risolvere
una situazione di crisi (i fossi non puliti in cui l’acqua piovana non potrà
confluire, l’abbandono di rifiuti tossici che porta alla crisi dell’equilibrio
naturale…), il non poter guardare oltre il proprio orticello (manco a dirlo,
nevica e io non mi pulisco il viale perché deve farlo il comune..., ce ne
sarebbero proprio tante da riferire..).
Il riferimento è pur sempre generale, ci
sarà sempre il più e il meno, ma la nostra mentalità comune ci spinge sempre
più verso il basso, forse confrontarci con un mondo più aperto (Europeo?), ci
può far solo del bene.
Nessun commento:
Posta un commento