sabato 11 giugno 2011

INTERVISTA SULLA RIFORMA UNIVERSITARIA DELLA GELMINI - DOTTORESSA SACERDOTI



A giorni gli studenti che stanno per conseguire la maturità dovranno, eventualmente, decidere quale percorso formativo intraprendere. Con il varo della riforma Gelmini che ha tagliato "le gambe" all'Università italiana, la dott.ssa Sacerdoti, ci illustra alcuni degli effetti di questa riforma che poi andrà ad incidere direttamente sul funzionamento e sull'organizzazione e offerta formativa che questi giovani si troveranno dinanzi.

ESTRATTO DELLA VIDEO-INTERVISTA ALLA PROFF. SSA SACERDOTI, RICERCATRICE E DOCENTE PRESSO LA SECONDA UNIVERSITA’ DI NAPOLI.
La prof.ssa
Arianna Sacerdoti, ricercatrice e docente di lingua e letteratura latina presso la SUN di Santa Maria Capua Vetere, nonchè componente del movimento "29 Aprile", ha partecipato attivamente alla protesta che ha interessato l'abrogazione della riforma universitaria del ministro Gelmini, culminato con la manifestazione sul tetto della facoltà di architettura in piazza Borghese a Roma. Ecco una sintesi della video-intervista gentilmente concessaci.

Ci sono una serie di bugie mediatiche. Prima bugia mediatica: "l'Italia spende troppo per l'Università pubblica". E' una clamorosa bugia, perchè siamo il penultimo dei paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per spesa pubblica dell'Università, e questo già prima dei tagli. Vale a dire che con i tagli previsti dalla riforma il sistema viene ulteriormente penalizzato. Seconda bugia: "vogliamo adeguarci a modelli americani ed esteri". In Europa e America i docenti e i ricercatori sono pagati molto di più e c'è una qualità dei centri di ricerca (strumenti, attrezzature, biblioteche), che purtroppo non abbiamo. Terza bugia: noi ricercatori siamo stati accusati di difendere i cosiddetti "baroni universitari", ovvero quei professori che hanno un piccolo feudo che gestiscono e vi esercitano un potere. Premesso che purtroppo questa situazione esiste, la riforma però non risolve minimamente il problema, anzi "taglia le gambe" ai più giovani. I ricercatori non confermati come me, ad esempio, hanno avuto una decurtazione di stipendio e nell'ambito del sistema nazionale può essere visto come un attacco al suo anello più debole. Un altro carattere previsto dalla riforma è l'introduzione dei ricercatori a tempo determinato: in poche parole si istituzionalizza la figura del precario. Quarta bugia: il governo ci ha accusato di aver creato troppi atenei. Io sono in uno di questi atenei che è stato accusato di non avere diritto di esistere, perchè in Campania ce ne sono già molti. Io provocatoriamente direi: chi è che ha creato questa frantumazione di atenei? In questo nostro territorio, denso di problemi, la funzione di un università non è forse da scartare, perchè può e deve costituire un punto di riferimento per i giovani. In Campania c'è stato un tentativo di "lecchinaggio" verso il governo quando i rettori delle università campane, qualche mese fa, hanno incontrato il ministro Gelmini e le hanno detto testualmente:" noi siamo riusciti a sedare le proteste dei ricercatori, ora dateci
 dei soldi." Noi ricercatori ci siamo sentiti offesi non solo perchè trattati come persone da calmare, ma anche perchè l'eredità che ci lasceranno i rettori che andranno in pensione sarà ingrata. Tanto per dirne una, non abbiamo più soldi per i fondi di ricerca e abbiamo molti più studenti in aula di quanti ne dovremmo avere per legge. La generazione dei trentenni come me, e dei ventenni ancora peggio, si trova in un mondo molto più selettivo e con meno possibilità concrete di qualche anno fa. La nostra classe politica e dirigenziale, inclusa quella dei rettori, la generazione precedente, non si è preoccupata del mondo che avrebbero lasciato. Noi ricercatori e professori associati abbiamo chiesto da mesi il ruolo unico della docenza, che sarebbe una vera innovazione democratica. Contro le gerarchie accademiche e baronati, il ruolo unico rappresenterebbe un dinamismo per cui si progredisce nella valutazione. Riguardo le tasse studentesche, io chiedo provocatoriamente: sono mai state applicate le norme sul diritto allo studio? C'è una norma, come in molti sapranno, che garantisce una borsa di studio agli studenti meritevoli non abbienti. Io temo che, anche prima della legge Gelmini, questi sussidi non siano stati dati a tutti gli idonei. Si è venuto a formare quindi un sistema nel quale i fondi non sono stati sufficienti a soddisfare le esigenze di tutti gli studenti che ne avevano diritto. La riforma prevede un taglio del 90% a questi aiuti, ma la preoccupazione è che anche quel 10% rimanente non verrà distribuito in maniera equa…

1 commento:

domenico ha detto...

si sta parlando troppo poco di questa riforma, ci sono molti problemi ma questa non deve passare in secondo piano, bisogna che tutti siano informati molto spesso