domenica 16 settembre 2012

SATURA TOTA NOSTRA EST

Gli avvenimenti che nelle ultime settimane hanno riscaldato i nostri animi e i nostri blog, attraverso un botta e risposta di parole e gesti tra le varie associazioni del nostro paese e singoli cittadini autonomamente pensanti, relativamente ad argomenti interessanti e pungenti che riguardano il nostro vivere quotidiano, hanno suggerito al nostro gruppo, anch’esso implicato in tali vicende, il famigerato articolo Perle di satira: Dalla lettera di Luigi ai pietramelaresi, apparso sul nostro blog il 31 agosto con l’etichetta di Sassolino nella scarpa, una rubrica satirica, si sa. Nell’articolo risultano coinvolte varie personalità, tra le più emergenti, del nostro paese, politiche e non. La Lettera ha riscosso un grandissimo successo, possiamo addirittura affermare che è stato il pezzo più letto in assoluto del nostro giornale, al punto che abbiamo pensato di stamparne un numero sufficiente di copie da distribuire a chi volesse leggerlo e non avesse avuto il modo di farlo su internet.
La fama dell’articolo (davvero geniale direi!) ha investito tutta la popolazione, sia favorevole che contraria, ma ha anche suscitato il malcontento di quanti vi sono citati ritendo il pezzo offensivo e privo di basi. A nostro avviso il brano non risulta per nulla irrispettoso e se ha suscitato tanto scalpore (e tanto riso!) è stato per via del genere satirico, a cui fa appello. D’altra parte, la non comprensione della satira, che condivide aspetti della comicità, del carnevalesco, dell’umorismo, dell’ironia e del sarcasmo, è un problema diffuso, tant’è vero che anche la Corte di Cassazione ha ritenuto opportuno darne una definizione come ‹‹ quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. ›› (Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006). A questo punto mi sembra doveroso esplicare in breve l’origine della satira al fine di un maggiore intendimento di essa. Secondo la celebre affermazione di Quintiliano (I d.C.), satura quidem tota nostra est, la satira è un genere letterario tutto latino. L’etimologia del termine satura è tuttavia controversa, probabilmente deriva dall’aggettivo satur, -a, -um ‹‹pieno››: satura indicherebbe dunque una cosa composta da ingredienti vari e abbondanti. Il grammatico Diomede (IV d.C.) attesta infatti diverse espressioni di questo genere: una lanx satura ‹‹piatto ripieno›› veniva offerta alla dea Cerere con le primizie dei campi; una lex satura o una lex per saturam indicava un provvedimento legislativo che riuniva articoli su materie diverse; lo stesso termine satura da solo poteva indicare, secondo Varrone (II-I a.C.), un ripieno per dolci formato da vari ingredienti. Relativamente a un genere letterario, quindi, il termine indica la varietà di motivi contenutistici, forme metriche e stilistiche. La satira è capace di dare una rappresentazione viva e concreta dell’umanità: ha come centro la personalità individuale dell’autore, ma si allarga a tutti gli strati sociali prevedendo l’esplosione dell’uomo in tutte le sue varie manifestazioni. Nella satira vediamo quindi rappresentati noi stessi, i nostri vizi e le nostre virtù (ma specialmente i nostri vizi!) al fine di sottolineare ciò che è sbagliato attraverso una generale risata.

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