lunedì 10 settembre 2012

DAGLI STUDI RAI A TERRACINA: SET PER LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA


Era il 23 agosto scorso quando sulle testate locali e nazionali impazzava la notizia dell’uccisione di un noto boss di Scampia sulle coste laziali.
Terracina, da ridente  località marittima, si è trasformata in un set western che ha visto un regolamento di conti che non ha glissato né i festeggiamenti post-ferragosto né la calura.
Uno stabilimento affollato di bagnanti che all’ora dell’aperitivo si è messo a giocare a “si salvi chi può”. La ressa, la paura, l’ansia di rimettere la vita per qualcosa in cui si ricopriva il ruolo della comparsa; bambini terrorizzati dagli innumerevoli spari e la sensazione di non essere al sicuro nemmeno in vacanza.
Spulciando tra le varie notizie che pervenivano, il nome del “giustiziato” sembrava familiare: non si trattava, infatti, solo di Gaetano Marino (boss degli scissionisti, clan contrapposto a quello dei Di Lauro durante la sanguinosa faida nel napoletano), ma del chiacchierato papà che in Rai qualche tempo fa assistette all’esibizione canora di sua figlia.
Quali sono i meccanismi che legano queste due realtà? Come è possibile che un boss, ricercato, vada in televisione e venga ripreso dalle telecamere omettendo “giustamente” la protesi alle mani saltategli proprio in un regolamento di conti?
Come un uomo possa delinquere lo immaginiamo, ma come uno degli esponenti per eccellenza della Camorra possa comparire nella TV di Stato proprio non riusciamo a comprenderlo.
La TV è di tutti e per tutti, su questo non si discute, ma non dovrebbe essere esempio di legalità e specchio di una società dove la stragrande maggioranza della popolazione non si piega alla logica criminale?

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