sabato 2 novembre 2013

LA NUVOLA DI ISAIAS

Nel celebrare la giornata dei defunti, l'amico Salvatore ci ha omaggiato di un suo contributo dedicandolo ai profughi morti settimane orsono a Lampedusa.

Nascesti sotto il sole cocente della savana, dormisti i tuoi primi giorni sotto le stelle dell’Africa, capendo, da subito, che forse era il posto sbagliato, o almeno lo era per tuo padre, che vedevi tornare sempre sporco di sangue, vestito di verde, coraggioso come il leone.

Camminando là sulla terra arsa dal sole, i cui raggi bruciavano la tua pelle, passavi le tue giornate guardando, con gli occhi accecati dalla luce, l’armonia del creato e il caos degli uomini, portatori di affetti e di odi senza limiti.

Ricorderai per sempre la dolcezza infinita del sorriso di tua madre, le sue lacrime per la morte di Khemal, tuo cugino, che voleva proteggere la sua e la tua famiglia dagli altri, quelli che ti odiavano senza una ragione, senza un perché. Passano i giorni e le stagioni ma certi ricordi non si cancellano mai.

Vedesti il tuo villaggio lottare ogni giorno, come sempre, per sopravvivere, vedesti il sole calare per sempre sugli occhi di tuo padre e vedesti arrivare l’inverno sul sorriso di tua madre. Ti chiedesti quale era la tua colpa, forse solo quella di nascere nel posto sbagliato. 

Scegliesti di cambiare, di provare a cambiare perché non c’è la facevi più a vedere la morte, la guerra e la fame attorno a te. Partisti un giorno che non era più estate ma nemmeno inverno. Ti ritrovasti solo in mezzo a tanti, piccolo come una formica su un veliero senza onore e con un serpente come capitano.

Volevi abbandonare il sole del tuo paese per la nebbia di un altro. Ti ritrovasti fra le onde a ripensare alla tua famiglia, ancora di notte quando sorse la stella del mattino ma non sapevi che il figlio dell’aurora ti aspettava. Sentisti la carezza dell’acqua fredda, udisti l’urlo della collera marina insieme alla disperazione dei tuoi simili, vedesti una luce, il tuo cuore si rianimò, forse non tutto era perduto, le tue grida arrivavano dagli abissi al cielo ma la tua voce non fu udita, vedesti quella luce altre due volte, invano urlasti nuovamente la tua paura. 

Mentre annaspavi disperatamente tra le onde gelide del mare capisti che forse era l’ultima volta che gridavi chiedendoti perché non fosti udito, non credendo che l’indifferenza potesse uccidere tanto rapidamente. Il freddo ti penetrava fino alle ossa trasformando in ghiaccio il tuo sangue, un tempo riscaldato dal sole della savana e dal sorriso di tua madre e poi, d’improvviso, non sentisti più il dolore, il freddo e la paura. 

Ti guardasti attorno, sbigottito, e vedesti un cielo azzurro, pieno di nuvole e una terra meravigliosa. Appena il tempo di capire dov’eri e sentivi urla contro di te, imprecazioni, maledizioni di persone che non conoscevi e non avevi mai visto mentre altri cercavano di aiutarti portando sulle braccia sarcofaghi di pece. L’odore della morte saliva fino al cielo e ti ricordava senza posa il tuo destino. Il tuo sguardo e il tuo orecchio arrivavano lontano adesso, molto lontano ma vedevi sempre la stessa rabbia, lo stesso odio che c’era laggiù. 

La disperazione era ormai padrona della tua anima quando d’un tratto udisti una voce più forte delle altre, di un uomo vestito di bianco che disse: “VERGOGNA!!!”. Il tuo cuore sorrise, forse qualcuno aveva capito, aveva compreso il tuo dolore. Udisti uno scroscio di applausi a quella voce, li guardasti e riconoscesti in loro i tuoi carnefici che battevano mani sporche di sangue, IL TUO SANGUE, e su di loro la maschera del serpente che capitanava il tuo veliero. 

D’improvviso capisti, fosti costretto a capire, che il problema non è il tuo luogo di nascita ma sei tu, SIAMO NOI e nient’altro. Il tuo dolore soffocava la tua anima e le tue lacrime scendevano copiose come pioggia da una nuvola.

Scende la pioggia, scende copiosa sui buoni e i cattivi, sul mare e sulla terra, cade dal cielo come la disperazione di un uomo abbandonato, scivola via come il dolore di un’anima in lacrime con attorno a sé solo il DIO dei suoi e degli altrui peccati.

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