Mitologia e folclore dell’Asia, culla della civiltà del riso, hanno perpetuato molte tradizioni orali sulle origini della risicultura. Proprio le immense distese d’acqua dell’Estremo Oriente , videro l’origine e la crescita del riso ed intorno a questo fenomeno si sono sviluppati aspetti religiosi ed ogni sorta di fenomeno sociale. Quanto alla sua origine reale, di questa graminacea, reperti fossili di circa cinquemila anni a.C. sono stati rinvenuti nella valle del Fiume Azzurro (Yang Tze) il fiume più lungo dell’Asia. Molte sono le storie tramandate oralmente sull’origine ultraterrena del riso. In Vietnam si racconta di un sovrano che, prossimo a lasciare la vita terrena, avesse ordinato al primogenito di trovare un ‘piatto, ricco e gustoso degno di un re’ da poter essere seppellito con lui e venire offerto ai sui antenati. Invano il primogenito provò a trovare tale piatto e fu il figlio minore che presentò al Sovrano una torta di riso rotonda come il cielo da sovrapporre ad un’altra quadrata come la terra, con interposto uno stato di carne. Il sovrano fu cosi contento e soddisfatto che lo nominò suo successore ed il piatto, accora oggi, rappresenta il pasto principale Vietnamita dal nome banh chung. Storie come queste sono molto frequenti in Cina, considerata la terra natia di questo bianco cereale. Si narra che nel 2.800 a.C. l’allora imperatore cinese Chin-Nong, con un’ordinanza imponeva a tutta la famiglia imperiale di presiedere alle cerimonie per le semine, ma solo lui poteva assistere a quella del riso. Questo aspetto sacrale era ed è molto diffuso nell’arcipelago indonesiano, dove ancora oggi ci sono dei ‘sacerdoti del riso che indicano i giorni e le ore più propizie per iniziare le fasi per la coltivazione di questa graminacea’. Il racconto che verrà presentato sul prossimo numero del Sassolino, narrerà l’origine del riso, proprio nell’area Indonesiana, attribuendo l’origine del riso al figlio di un crudele sovrano di Bali che, ucciso in un complotto, da vita al bambino uscito dalla sua bocca.
Nella maggior parte dell’Indonesia, sono molto diffusi i racconti tradizionali e credenze che fanno riferimento al culto della fertilità connessa a quella del riso. Il racconto balinese, in cui appare la figura della dea Sri, dea del riso maturo e del raccolto, si rivela particolarmente interessante in quantochè mostra gli stetti legami che i balinesi hanno conservato con la tradizione culturale indiana, in particolare vedica. L’etnia balinese ha conservato, infatti, una cultura di tipo induista non contaminata dall’Islam, basata sul culto degli antenati e delle forze della natura. Le divinità e gli esseri sovrannaturali coinvolti nel racconto – oltre a Visnu (divinità maschile prorettrice del mondo), Siwa (re della danza), Indra (signore della folgore e dio del temporale) – sono Siti, divinità vedica protettrice dell’agricoltura; Sri, rappresentante della fortuna e della prosperità, e moglie di Visnu; i gandarwa, personaggi della mitologia indiana e spiriti maschili della natura; Tjitranggata e Trjitrasena, entrambi personaggi secondari del Mahabarata, il famoso poema epico dell’India antica.
Interessanti temi mitici si prospettano in questo racconto. La prodigiosa nascita del bambino, Pretu, dalla bocca del sovrano morto, è un evento che non si riscontra in altri racconti mitici sull’origine del riso in Indonesia. Nonostante i riferimenti a miti di origine indiana, nel racconto vi sono aspetti di cultura tipicamente balinese, quali, ad esempio, l’accenno a mangiare il riso insieme al granturco e alla cassava. Altro tema interessante è la provenienza ultraterrena del riso. Qui ad inviare i chicchi di riso bianco è il dio Kesuhun Kidul sommo dio nella religione induista balinese e protettore del riso.
Questo mito balinese presenta una differenza rispetto ad una corrente tradizionale che generalmente non conferisce al mito della nascita del riso alcuna connotazione ultraterrena. Infatti altri miti fanno riferimento ad una ‘nascita’ di origine umana, realizzatasi in seguito alla decomposizione di parti del corpo che variano da mito a mito: a volte è il pube, a volte il seno, a volte gli occhi.
Nessun commento:
Posta un commento