Cari
sassolini, questo mese vorrei intrattenervi sul significato della parola “economia”, ripetutamente in primo piano negli ultimi tempi. E’
possibile impegnarsi perché questa parola ritorni al suo originario
significato? Ossia, semplicemente quell’insieme di attività volte a produrre,
distribuire e consumare beni e servizi per l’umanità? Ripulendola da tutte le
“incrostazioni” venutasi a formare?
Non
è semplice in breve tempo, in quanto una “buona economia” abbisogna di uomini
altrettanto buoni e capaci, non certamente di speculatori, pseudo finanzieri o
imprenditori gretti ed incapaci. Proprio nelle ultime settimane nella nostra
zona è venuto alla ribalta il caso di un’altra “cattedrale” nel deserto,
settore manifatturiero, la quale doveva diventare uno dei “polmoni”
occupazionali più fertili per la nostra area con alto indice di disoccupazione
giovanile. Ed invece i lavoratori sono
stati “scaricati” dopo l’ennesimo “flop”. Partiamo dal punto di origine:
parlare come facciamo da anni di avere a Pietramelara un’area industriale è
come affermare che il “nostro cane parli”! Non so chi, tanti anni orsono, ha
“battezzato” l’area dei “Pantani” come zona di sviluppo industriale! Ma l’avete
mai vista una vera zona di insediamento industriale? I politici locali e non
solo questi, anche quelli che prendono gettoni di presenza in provincia o in
regione, quelli di ieri come quelli odierni, dovrebbero fare un attento esame
di coscienza, o per lo meno informarsi di più su come dovrebbe essere una “zona
industriale”. Quante aziende in questi decenni sono sorte e poi morte dopo
pochi anni o mesi addirittura? Una trentina di anni orsono, ricordo, come una
cooperativa agricola a pochi chilometri da Pietramelara, doveva diventare,
nelle intenzioni dei “capoccia” che intervennero alla sua inaugurazione, una
nuova Cirio! Potrei continuare ancora ma preferisco non infierire su una classe
politica “sorda e cieca”, famelica unicamente di consenso elettorale, il quale
per fortuna sta svanendo…
Gli
imprenditori dovrebbero veramente rischiare in prima persona e scommettere su
innovazione e produttività; gli operai a
loro volta impegnarsi affinchè la propria azienda sia non un “nemico” bensì la
casa comune nella quale impegnarsi e sacrificarsi per affermarsi e sviluppare
le proprie attitudini; i rappresentanti sindacali tutelare e vigilare
sull’applicazione di tutte quelle norme vigenti in materia attenendosi
esclusivamente a questo senza invadere il campo politico; i politici a loro
volta, incentivare e valorizzare le ricchezze del territorio nel rispetto della
legalità e dell’ambiente, favorendo uno sviluppo sostenibile e sicuro!
E’
difficile impegnarsi su queste poche regole? Altra domanda che vi sottopongo:
perché nel Mezzogiorno non si è sviluppato il sistema cooperativistico? Eppure
vi sarebbero tante opportunità, per i giovani, in modo particolare, in tutti i
settori economici: dai servizi, alla distribuzione, al terziario, ecc.
Se
non cambiamo il nostro modo di ragionare su tali temi, è inutile lamentarsi
sulle condizioni del Sud, è inutile piangersi addosso, è inutile dire “da noi non funziona nulla…”.
Nel
frattempo vi consiglio di leggere le poche pagine di un libro: “L’economia buona di Emanuele Campiglio –
Bruno Mondadori Editore – Eur 14,00”.
Buona Lettura!
Nessun commento:
Posta un commento