Un grido silenzioso e continuo,
un vagabondare tra la certezza di una situazione disastrata e la chimera di un
reale cambiamento. Le aziende italiane vivono così, in bilico su quel filo
sottile che divide la legalità dall’illegalità, i sacrifici per vivere
onestamente e la “pseudo ricchezza” garantita dall’appoggio della criminalità
organizzata.
Essere aziende al Sud non è facile,
troppi compromessi, troppi favoritismi rendono l’ambizione un mero concetto e
se a ciò si aggiunge una pressione fiscale mai stata a questi livelli, di
sicuro quello che si materializza davanti ai nostro occhi è una tragedia comica
in salsa agrodolce.
Una tragedia che si consuma tutti i
giorni sotto i nostri occhi, a cui spesso assistiamo come spettatori
impassibili, con un criticismo talmente asettico che la più vergognosa omertà a
confronto sembrerebbe “Signora Giustizia”.
Nonostante i dati ufficiali
sembrano via via migliorare e le associazioni impegnate a tutelare gli
imprenditori registrano dati incoraggianti di denuncia, le piccole realtà,
quelle fatte da artigiani, giovani e medi imprenditori, continuano ad essere
abbandonate a se stesse, arrancano in un groviglio di leggi mai attuale e si
muovono nel vuoto caratterizzato dalla totale assenza delle istituzioni.
Le aziende non investono al Sud,
non approfittano della manodopera a basso costo risultante della precarietà
occupazione che caratterizza il Mezzogiorno, i rischi sono troppi e troppo
alti. Scenari da Far West osservati in un angolo nascosto del nostro balcone,
tracotanza, prevaricazione e una galoppante e diffusissima logica del
“laissez-faire” la fanno da padrone.
Non è solo la paura delle grandi
organizzazioni criminali a frenare la libera iniziativa, è l’arroganza di chi
pensa di essere proprietario di un feudo, di chi necessariamente vuole
“marcare” il territorio.
È pur vero che le leggi di mercato
sono spietate, ma è ancora più vero che essere competitivi e onesti rende
qualsiasi sacrificio una VERA vittoria.
Non permetteteci di andare via, di
scappare, di sognare un posto di lavoro lontano da ogni “patto col diavolo”;
consentiteci, invece, di restare, di vivere nella nostra terra, di dare libero
sfogo alle nostre ambizioni, tutelate l’unica cosa che ci è rimasta: la dignità!
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