Sottosegretario: "Deve metterci in allarme"
Il responsabile del ministero con delega su Pompei, Riccardo Villari non nasconde la sua irritazione per il modo in cui è stata affrontata la vicenda: la parete è crollata alle 21.30, ma il ministro viene informato solo questa mattina. Martedì ci sarà la visita, già programmata, del commissario europeo Hahn che deciderà sui finanziamenti.
Crolla un altro pezzo di Pompei: a cedere è stata la parte superiore di un muro paravento, realizzato con la tecnica dell’opus incertum, vicino alla cinta della città antica nella zona nord, nell’area di Porta Nola. A differenza dello scorso novembre, quando a crollare era stata la “domus dei gladiatori“, questa volta la parete non faceva parte di una domus. L’area è stata chiusa al pubblico per sicurezza, ma anche per permettere il sopralluogo e i primi rilievi della soprintendenza e dei carabinieri: secondo gli esperti avrebbero influito le forti piogge dei giorni scorsi. Il sottosegretario ai Beni Culturali, con delega su Pompei,Riccardo Villari non nasconde la sua irritazione per il modo in cui è stata affrontata la vicenda. Il crollo è avvenuto ieri sera intorno alle 21.30, ma il responsabile del ministero l’ha saputo questa mattina, e dice: “Sto andando a Pompei, tra poco sarò lì, per il momento posso solo dire che il crollo è avvenuto ieri e io ne sono stato informato soltanto questa mattina. Questo è molto grave. Così le cose non funzionano”. I danni riguardano una porzione di un metro e 50 centimetri in altezza per 3 metri di lunghezza di un muro romano di contenimento lungo complessivamente 5 metri; a terra restano tre metri cubi di macerie franate, probabilmente per le infiltrazioni di acqua piovana, che in generale costituiscono il problema dei terrapieni nell’area nord degli scavi. L’allarme per il rischio di nuovi cedimenti a Pompei, con il maltempo incombente, era stato lanciato a inizio ottobre proprio da Villari: “E’ necessario mettere subito in sicurezza il sito di Pompei , anche per l’imminente arrivo delle piogge”, aveva affermato il 7 ottobre scorso durante la visita al sito archeologico, per la presentazione dei lavori di restauro effettuati sull’antica conceria romana, aggiungendo che “finché non sarà fatto, il timore di nuovi crolli c’è e bisogna agire con cautela”.Un rigore dovuto principalmente al polverone che si era sollevato l’anno scorso nei confronti dell’allora ministro della Cultura Sandro Bondi, contro cui era stata presentata una mozione di sfiducia (il 26 gennaio) respinta dalla Camera. Dopo il crollo della “Schola Armaturarum Juventutis Pompeianae”, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si era espresso duramente: “Quello che è accaduto a Pompei – aveva detto Napolitano – dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l’Italia. E chi ha da dare delle spiegazioni non si sottragga al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie”. Al momento invece né il ministero, né gli altri esponenti istituzionali si sono espressi. Secondo l’architetto Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale, “è una perdita importante. Si tratta, infatti, di un tassello dell’unicum rappresentato dagli scavi di Pompei. I crolli sono praticamente quotidiani e confermano l’assoluta necessità di intraprendere azioni ordinarie di conservazione, tralasciando la tentazione, che ha provocato spesso molti danni, di limitarsi a interventi parziali e straordinari su monumenti che, al contrario, necessitano di interventi organici e continui”.
L’episodio reso noto oggi getta un’ombra sulla visita che martedì prossimo compirà il Commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn, da cui dipenderebbe il finanziamento di 105 milioni di euro per continuare i lavori nel sito archeologico. Attualmente sono 39 i progetti di restauro iniziati, a questi se ne aggiungerebbero numerosi e più diffusi nell’area che si sviluppa in 60 ettari con circa 1.500 domus.
L’episodio reso noto oggi getta un’ombra sulla visita che martedì prossimo compirà il Commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn, da cui dipenderebbe il finanziamento di 105 milioni di euro per continuare i lavori nel sito archeologico. Attualmente sono 39 i progetti di restauro iniziati, a questi se ne aggiungerebbero numerosi e più diffusi nell’area che si sviluppa in 60 ettari con circa 1.500 domus.
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