mercoledì 30 gennaio 2013
TRASPARENZA AMMINISTRATIVA: EPPURE AVEVAMO RAGIONE
Ebbene si, dopo una lunga tiritena a colpi di lettere e note protocollate, tra me e l'amministrazione, si scopre che la nostra interpretazione della normativa sull'accesso agli atti era quella giusta...
Si perchè in tutti questi anni varie istituzioni si sono pronunciate su questo tema, l'accesso agli atti appunto, ed altrettante sono state le versioni che le interpretazioni della L.241 e soprattutto della L. 190 (sempre in materia di trasparenza amministrativa e accesso agli atti) si sono susseguite.
La nostra amministrazione, per vari mesi, ha portato avanti una linea molto chiusa e conservatrice: la quasi totalità degli atti non potevamo averli se non chiedendo il favore a qualche consigliere che gentilmente ci faceva una richiesta a nome suo...
Ed infine il pronunciamento tanto atteso: il Consiglio dei Ministri vara un paio di decreti legislativi che
domenica 27 gennaio 2013
SASSOLINO NELLA SCARPA DA RIDERE: RIFIUTI E AMBITO
Ubi maior minor cessat … e così il bidone alla Purtella resterà per sempre il monumento dello storico “fallimentare” incontro tra l’Amministrazione e il Consorzio.
Servizi socio-assistenziali e socio sanitari integrati: unificati nel nuovo ambito C4 i vecchi C6 e C10; Piedimonte Matese nuovo comune capofila…. CCII SUA !!!
Servizi socio-assistenziali e socio sanitari integrati: unificati nel nuovo ambito C4 i vecchi C6 e C10; Piedimonte Matese nuovo comune capofila…. CCII SUA !!!
venerdì 25 gennaio 2013
RACCOLTA DIFFERENZIATA: ECCO IL NUOVO CALENDARIO AGGIORNATO
Clicca per ingrandire
Amici lettori, ecco il nuovo regolamento/calendario della raccolta differenziata del nostro Comune.
Come sapete il nostro Ente ha dovuto affidare ad una ditta privata (esterna al consorzio), tramite gara, la raccolta dei rifiuti solidi urbani (sul blog, nei giorni scorsi, abbiamo pubblicato l'ordinanza del sindaco a cui facciamo riferimento, è ancora visibile).
Come potete vedere, le novità sono:
- cambio dell'orario di raccolta
- il vetro sarà raccolto puntualmente il Lunedì e il Sabato
giovedì 24 gennaio 2013
mercoledì 23 gennaio 2013
lunedì 21 gennaio 2013
PROPOSTA CONCRETA IN MERITO ALLA SELEZIONE DEGLI SCRUTATORI PER LE PROSSIME ELEZIONI
Cari lettori e lettrici del Sassolino,
chi ci legge spesso ha conoscenza delle nostre proposte, mentre per coloro che non sono nostri fan questo manifesto potrebbe risultare una sorpresa. Vorremmo, in ogni caso, dire la nostra sulla scelta degli scrutatori, viste le prossime incombenti elezioni governative. Si devono, infatti, selezionare 20 scrutatori, divisi nei 5 seggi previsti.
Finora si è sempre portato utilizzato un sorteggio fra i circa 650 iscritti all’albo, nel quale, ovviamente, ci sono tutte le diverse tipologie di soggetti: professionisti, disoccupati, giovani, anziani… metodo che sembra garantire una scelta democratica, ma che espone ad una scelta che può anche ricadere su soggetti già selezionati in passato, oppure soggetti “che non ne hanno bisogno”(ndr).
Un nostro assessore ha proposto una piccola modifica alla selezione: privilegiare i disoccupati ed i meno
SASSOLINO NELLA SCARPA - AREA PIP
Nei prossimi mesi si dovrebbe concludere il discorso, iniziato e mai terminato, legato alle aree PIP (Piani di Insediamento Produttivi).
Gli artigiani di Pietramelara, ormai stufi, hanno dichiarato:
"SPERIAMO... NON NE POSSIAMO PIU' DI QUESTE MEZZE PIP...!"
Gli artigiani di Pietramelara, ormai stufi, hanno dichiarato:
"SPERIAMO... NON NE POSSIAMO PIU' DI QUESTE MEZZE PIP...!"
PREPARIAMOCI ALLE ELEZIONI - EDITORIALE NUMERO 28 - GENNAIO 2013
La caduta del governo Monti ha provocato inesorabilmente l’anticipazione delle elezioni politiche nazionali al 24 e 25 febbraio 2013. Dei 219 numerosi contrassegni di liste e partiti che sono stati depositati al Viminale, ne sono stati selezionati “solo” 169. Tra i principali candidati a ricoprire la carica di Premier va citato il leader del PD e della coalizione di centrosinistra Pier Luigi Bersani, la semi-rivelazione Mario Monti, leader della coalizione di centro, e il leader del PDL e della coalizione di centrodestra Silvio Berlusconi (l’intramontabile). Tra gli altri vanno ricordati il Movimento 5 Stelle di Grillo, alle prese con la scelta del candidato premier, e Rivoluzione Civile con candidato Antonio Ingroia, tra le cui file è confluito anche l’IDV il quale ha deciso di togliere il simbolo del partito.
La Redazione, augurando a tutti un buon voto alle prossime elezioni, spera che, in ogni caso, venga compiuta la scelta giusta.
Buona lettura.
La Redazione, augurando a tutti un buon voto alle prossime elezioni, spera che, in ogni caso, venga compiuta la scelta giusta.
Buona lettura.
domenica 20 gennaio 2013
TARSU A ROCCAROMANA: LA QUOTA PROVINCIALE DIMINUISCE… LA TASSA DA PAGARE NO
Anche per l’anno appena trascorso la Provincia di Caserta ha determinato un ribasso delle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU).
L’Osservatorio Provinciale sui Rifiuti (OPR) di Caserta, struttura afferente al settore Ambiente ed Ecologia della provincia, che opera a supporto delle aziende e dei comuni allo scopo di monitorare, su scala provinciale, il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Programma Generale redatto dal Conai ed approvato dall'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti (ONR).
L'obiettivo principale dell'OPR è favorire a livello provinciale un corretto funzionamento del sistema di gestione integrata dei rifiuti, proponendo anche eventuali soluzioni volte all'implementazione del sistema stesso, e fornire a riguardo dati periodici agli Enti superiori.
A tale scopo è stato realizzato un portale dinamico, attraverso il quale, gli operatori degli enti locali preposti,
sabato 19 gennaio 2013
ULTIMO AVVERTIMENTO ALLA CASTA
Vanificata la raccolta firme dei ragazzi dell’ IdV contro i
privilegi della Casta…
... Amareggiati, i ragazzi, hanno dichiarato: “ La prossima
volta, contro la casta, non ci resta che raccogliere le ARMI !!!!”.
venerdì 18 gennaio 2013
OBBLIGO DI CIRCOLAZIONE CON CATENE INVERNALI A BORDO
La provincia di Caserta Settore Viabilità ha emanato questo avviso valido dal 16 gennaio 2013 al 30 Aprile 2013. Ecco l'elenco delle strade provinciali per cui è obbligatorio avere le catene a bordo o pneumatici invernali-termici:
SP n. 273 Letino Lago Matese
SP n. 181 Matese Lago Matese
SP n. 236 Miralago Rena Rossa
SP n.319 Sud Matese
SP n. 300 Circumvallazione di San Gregorio Matese
SP n. 83 SS 158 Ailano valle Agricola
SP n.205 SS Sella del Perrone Bocca della Selva
mercoledì 16 gennaio 2013
TOPPE E RATTOPPI
Avete mai pensato di fare un giro in auto per le nostre campagne? Ve lo sconsiglio vivamente, a meno che non
vogliate ritrovarvi a fare la fila dal gommista o peggio ancora dal meccanico.
Già, perché nel caso vi venga questa voglia, vi trovereste a guidare su strade
malconce. Buche, fossi e in alcuni casi delle vere e proprie voragini. Ma la
manutenzione stradale dove è andata a finire? Perché nessuno fa niente per
questo grave problema che ogni giorno affligge noi cittadini? È un continuo
“scanza rà cà e piglia là “. E non parliamo poi di quando piove e queste buche
vengono sommerse dalla pioggia e diventano invisibili. Molto spesso i poveri
abitanti di queste strade cercano di provvedere autonomamente a tappare qualche
buca, ma ovviamente sono provvedimenti provvisori e in pochi giorni tutto
ritorna come prima. Allora quando la situazione diventa insostenibile, il
comune o chi di competenza decide di fare qualcosa. Ma molto spesso non basta
un po’ di asfalto buttato lì a caso a risolvere il problema, dopo qualche tempo
la situazione ritorna al punto di partenza e il buco resta lì e in alcuni casi
peggiora anche, infondo si sa, quando una cosa è rotta è rotta ed è
POESIA: "DANZA LENTA"
Questa poesia è stata scritta da una adolescente malata terminale di cancro. Vuole vedere quante persone la leggeranno. La poesia dice abbastanza. Ve la giro così come me l'hanno inviata.... E' stata spedita da un medico.
DANZA LENTA
DANZA LENTA
Hai mai guardato i bambini in un girotondo ?
O ascoltato il rumore della pioggia
quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare
irregolare di una farfalla ?
O osservato il sole allo
O ascoltato il rumore della pioggia
quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare
irregolare di una farfalla ?
O osservato il sole allo
NUOVO SITO ARCHEOLOGICO SCOPERTO A RIARDO, PARTITI GLI SCAVI
A Riardo è stato scoperto un nuovo sito archeologico in località "Campo dei Monaci" e vicino alle sorgenti della Ferrarelle; sono partiti i primi scavi. Vi allego questo articolo a riguardo tratto da Paese News.
Riardo. In accordo con la Soprintendenza di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, sono partiti, già da alcuni giorni, i lavori di scavo nel nuovo sito archeologico scoperto sulla proprietà Ferrarelle.
Lo studio tenterà di accertare se i reperti ritrovati siano il segno di insediamento rurale, forse del II secolo d.C.. La zona in cui sono stati ritrovati i resti si inserisce nella vasta area naturale nella pianura pedemontana del Roccamonfina e del Monte Maggiore, perimetro
Riardo. In accordo con la Soprintendenza di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, sono partiti, già da alcuni giorni, i lavori di scavo nel nuovo sito archeologico scoperto sulla proprietà Ferrarelle.
Lo studio tenterà di accertare se i reperti ritrovati siano il segno di insediamento rurale, forse del II secolo d.C.. La zona in cui sono stati ritrovati i resti si inserisce nella vasta area naturale nella pianura pedemontana del Roccamonfina e del Monte Maggiore, perimetro
martedì 15 gennaio 2013
DISOCCUPAZIONE E MONDO GIOVANILE
Uno dei problemi che maggiormente interessa il popolo italiano, ma che è scomparso dalle agende di tanti partiti prossimi candidati alle elezioni, è rappresentato dalla disoccupazione giovanile. Sembrerebbe quasi un paradosso, ma non lo è: nel corso degli anni sono aumentati i giovani laureati e sono diminuiti i posti di lavoro. Un’inversione che ha del pazzesco!
I dati attuali parlano di percentuali assurde:
35% di disoccupazione media in Italia, dati che superano anche il 50% in
posti di disoccupazione cronica come in Campania, Sicilia, Calabria e
Puglia (ultime quattro regioni per occupazione in Europa). Stessi dati
che assumono connotati ancora più negativi se comparati con quelli di
nazioni similari alla nostra sul piano economico: dato medio superiore
al 50% in Spagna, oltre il 55% in Grecia. Numeri che dimostrano come i
giovani di oggi siano veramente i facenti parti di una generazione
sbagliata.
Tutto ciò ha portato e sta portando enormi
conseguenze sul nostro modo di vivere e studiare: non si studia
lunedì 14 gennaio 2013
OMERTA': UN ALTRO DIFETTO DELLA NOSTRA SOCIETA'
Cos'è l'omertà? E' l'atteggiamento di ostinato silenzio atto a non denunciare infrazioni o reati più o meno gravi di cui si viene direttamente, o indirettamente a conoscenza e la si commette celando l'identità di chi ha commesso un reato o comunque tacendo circostanze utili al procedimento della pubblica amministrazione atto ad acclarare fatti e/o controllare gestioni, tra cui le indagini dell'autorità giudiziaria (fonte: Wikipedia).
La definizione tratta dalla famosa enciclopedia on-line è molto esaustiva ma, riassumendo con parole povere, potremmo dire semplicemente che il comportamento omertoso si basa sui concetti di farsi i fatti propri, di non aver visto niente ecc. Queste azioni si ripercuotono negativamente sulla nostra società. L'omertà è un atteggiamento purtroppo diffuso,
La definizione tratta dalla famosa enciclopedia on-line è molto esaustiva ma, riassumendo con parole povere, potremmo dire semplicemente che il comportamento omertoso si basa sui concetti di farsi i fatti propri, di non aver visto niente ecc. Queste azioni si ripercuotono negativamente sulla nostra società. L'omertà è un atteggiamento purtroppo diffuso,
domenica 13 gennaio 2013
RIFIUTI STAMATTINA SUL BORGO
venerdì 11 gennaio 2013
REFERENDUM: CADE IL GOVERNO E LE CENTINAIA DI FIRME RACCOLTE A PIETRAMELARA E ROCCAROMANA GETTATE IN UN WC
Ringraziamo il Parlamento, il governo e il presidente della Repubblica italiani. Si, ringraziamoli per aver fatto saltare milioni di firme raccolte dai cittadini per il ripristino dell’articolo 8 e 18 dello statuto dei lavoratori, distrutti dal governo Berlusconi prima e dal governo Monti poi, e per i quesiti referendari sull’abolizione dei rimborsi elettorali e la diaria (parte del salario) ai parlamentari.
Come ben saprete le camere sono state sciolte, il
governo è caduto, tra qualche settimana
torneremo al voto e proprio per questi motivi milioni di firme raccolte da
associazioni, partiti, movimenti e società civile sono state gettate in un wc a
causa di una norma alquanto obbrobriosa.
E molte persone, intanto, hanno
speso il loro tempo sotto la pioggia,
sotto il sole, tra i gazebo, nelle piazze e hanno investito anche qualche
denaro di
martedì 8 gennaio 2013
CHE FINE HA FATTO LA POSTA?
Come in molti avranno notato, il servizio di spedizione postale non è più efficiente come un tempo. Le bollette arrivano sempre scadute, e questo vale anche per la corrispondenza in generale, la quale arriva sempre in ritardo…sempre se arriva! A volte, addirittura, capita anche che la corrispondenza ritorni al mittente (mesi dopo), a volte, invece, risulta dispersa, altre volte ancora viene messa per errore nella cassetta della posta del vicino, con tanto di nome apposto come etichetta. La colpa di questo disservizio non è certo da attribuire all’Ufficio Postale del nostro pese, come molti pensano…anzi, l’ufficio di Pietramelara è sicuramente il più efficiente in zona! Il problema sorge a monte, laddove viene smistata la posta, sempre in ritardo ovviamente. E la colpa è da attribuire, in
sabato 5 gennaio 2013
ELENCO DI ALCUNE SPESE DEL COMUNE DI PIETRAMELARA - MESE DICEMBRE 2012
Cari lettori, questo mese inauguriamo una nuova rubrica incentrata sull'attivit¢ amministrativa, in particolare faremo un sunto, mese per mese, delle spese fatte dal nostro Comune e di cui sappiamo i particolari grazie alla pubblicazione, solo da Novembre 2011, delle determine, delle delibere e degli atti in generale sull'albo pretorio on line. Albo pretorio consultabile da tutti sul sito del nostro Comune alla voce "nuovo albo pretorio". Le spese che elencheremo, e non saranno tutte ovviamente, saranno citate solo per sommi capi, senza entrare nei dettagli e senza esprimere giudizi, fungeranno da mera informazione.
E partiamo.
Il mese di Dicembre il nostro Comune ha affrontato le seguenti spese:
706,64 euro con si │ liquidato una ditta per fornitura vestiario alla Polizia Municipale;
223,14 euro con cui si │ liquidato, sempre per conto della Polizia Municipale, la fornitura di materiale per ufficio;
sono tati liquidati il terzo e quarto stato d'avanzamento dei lavori per quanto riguarda il famoso canalone, per un totale di circa 663.757,60 euro alla ditta appaltatrice;
1694,29 euro sono stati impegnati e liquidati a favore di due ditte per la fornitura di materiale per gli LSU
E partiamo.
Il mese di Dicembre il nostro Comune ha affrontato le seguenti spese:
706,64 euro con si │ liquidato una ditta per fornitura vestiario alla Polizia Municipale;
223,14 euro con cui si │ liquidato, sempre per conto della Polizia Municipale, la fornitura di materiale per ufficio;
sono tati liquidati il terzo e quarto stato d'avanzamento dei lavori per quanto riguarda il famoso canalone, per un totale di circa 663.757,60 euro alla ditta appaltatrice;
1694,29 euro sono stati impegnati e liquidati a favore di due ditte per la fornitura di materiale per gli LSU
STANOTTE UN TENTATIVO DI FURTO IN VIA ANGELONE
Non voglio di certo spaventare gli abitanti di via Angelone e nemmeno quelli del nostro intero paese ma, per dovere di informazione, devo segnalarvi che questa notte dei ladri hanno tentato un furto in questa zona. Sono stati trovati infatti, su un marciapiede, diversi attrezzi per scassinare, oltre ad una rete metallica tranciata. Fortunatamente il furto non c'è stato, forse perchè in quel momento qualcuno si è accorto del tentativo. Non credo che questo sia un episodio isolato anche perchè, senza essere troppo pessimisti, siamo all'inizio dell'anno e soprattutto perchè c'è il precedente dello scorso periodo invernale che è stato terribile sotto questo punto di vista. Sono ormai 2 anni che stiamo assistendo inermi a questo fenomeno becero, tra furti e tentativi andati a male. Ci chiediamo, giunti a gennaio 2013, dov'è siano la vigilanza e la video sorveglianza. E ci chiediamo, giunti a gennaio 2013, perché ancora questi tempi lunghi (più o meno un anno) per attuare questi sistemi, quanto meno utili per cercare di limitare questi episodi. Null'altro da aggiungere.
venerdì 4 gennaio 2013
I FIGLI DI BABBO NATALE (di Italo Calvino)
Le
festività natalizie sono ormai quasi terminate e anche quest’anno, nonostante
la “crisi” incalzante, siamo stati ancora una volta travolti
dall’effetto-regalo che, in questo periodo dell’anno, distingue il più ampio
fenomeno del consumismo. A tale proposito, vi allego l’ultima delle novelle di Marcovaldo
ovvero Le stagioni in città, pubblicato per la prima volta nel 1963 da
Italo Calvino.
Buona lettura.
Non c’è epoca dell’anno più gentile e buona, per il mondo dell’industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le società anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L’unico pensiero dei Consigli d’amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d’augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s’inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po’ abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino danno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d’affari le grevi contese d’interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.
Buona lettura.
Non c’è epoca dell’anno più gentile e buona, per il mondo dell’industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le società anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L’unico pensiero dei Consigli d’amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d’augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s’inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po’ abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino danno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d’affari le grevi contese d’interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.
Alla Sbav quell’anno l’Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di
maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito
da Babbo Natale.
L’idea suscitò l’approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un’acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominciò a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.
Mentre il capo dell’Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l’idea: l’Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l’Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l’Ufficio Pubblicità si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.
Tutti erano presi dall’atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto – come ci ricorda il suono, firulí firulí, delle zampogne-, è ciò che conta.
In magazzino, il bene – materiale e spirituale – passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall’Ufficio Relazioni Umane; e ancora di più facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra ” tredicesima mensilità ” e ” ore straordinarie “. Con quei soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i più sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell’industria e del commercio.
Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: – Ehi, tu! – disse a Marcovaldo. – Prova un po’ come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d’agrifoglio. La barba d’ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall’aria.
La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. ” Dapprincipio, – pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! ”
I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. – Ciao papà.
Marcovaldo ci rimase male. -Mah… Non vedete come sono vestito?
- E come vuoi essere vestito? – disse Pietruccio. – Da Babbo Natale, no?
- E m’avete riconosciuto subito?
- Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
- E il cognato della portinaia!
- E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
- E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
- Tutti vestiti da Babbo Natale? – chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
- Certo, tal quale come te, uffa, – risposero i bambini, – da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, – e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.
Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po’ ci avevano fatto l’abitudine e non ci badavano più.
Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S’erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. – Si può sapere cosa state complottando? – chiese Marcovaldo.
- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
- Regali per chi?
- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
- Ma chi ve l’ha detto?
- C’è nel libro di lettura.
Marcovaldo stava per dire: ” Siete voi i bambini poveri! “, ma durante quella settimana s’era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: – Bambini poveri non ne esistono più!
S’alzò Michelino e chiese: – È per questo, papà, che non ci porti regali?
Marcovaldo si sentí stringere il cuore. – Ora devo guadagnare degli straordinari, – disse in fretta, – e poi ve li porto.
- Li guadagni come? – chiese Filippetto.
- Portando dei regali, – fece Marcovaldo.
- A noi?
- No, ad altri.
- Perché non a noi? Faresti prima…
Marcovaldo cercò di spiegare: – Perché io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
- No.
- Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d’esser venuto a mani vuote, pensò di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne. – Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, – disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
- Andiamo, forse troverò un bambino povero, – disse Michelino e saltò su, aggrappandosi alle spalle del padre.
Per le vie della città Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all’automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un’aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell’enorme macchinario delle Feste.
E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all’altro segnato sull’elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
- La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosità, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
Suonò alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante. – Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
- La Sbav augura…
- Be’, portate qua, – e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d’occhi, andava dietro al padre.
La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami più alti dell’abete s’impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c’era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un’aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.
- Gianfranco, su, Gianfranco, – disse la governante, – hai visto che è tornato Babbo Natale con un altro regalo?
- Trecentododici, – sospirò il bambino – senz’alzare gli occhi dal libro. – Metta lí.
- È il trecentododicesimo regalo che arriva, – disse la governante. – Gianfranco è cosí bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione è contare.
In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
- Papà, quel bambino è un bambino povero? – chiese Michelino.
Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s’affrettò a protestare: – Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente dell’Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator…
S’interruppe, perché non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
” Sta’ a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l’ha scambiato per me e gli è andato dietro… ” Marcovaldo continuò il suo giro, ma era un po’ in pensiero e non vedeva l’ora di tornare a casa.
A casa, ritrovò Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
- Di’ un po’, tu: dove t’eri cacciato?
- A casa, a prendere i regali… Si, i regali per quel bambino povero…
- Eh! Chi?
- Quello che se ne stava cosi triste.. – quello della villa con l’albero di Natale…
- A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
- Oh, li avevamo preparati bene… tre regali, involti in carta argentata.
Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
- Figuriamoci! – disse Marcovaldo. – Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
- Sí, sí dei nostri… È corso subito a strappare la carta per vedere cos’erano…
- E cos’erano?
- Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno…
- E lui?
- Saltava dalla gioia! L’ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
- Come?
- Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo…
- Cos’era?
- Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza… Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell’albero di Natale. Poi è passato ai lampadari…
- Basta, basta, non voglio più sentire! E… il terzo regalo?
- Non avevamo più niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. È stato il regalo che l’ha fatto più felice. Diceva: ” I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! ” Ha cominciato ad accenderli, e…
-E…?
- …ha dato fuoco a tutto!
Marcovaldo aveva le mani nei capelli. – Sono rovinato!
L’indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caricò sul furgoncino i pacchi da consegnare, già meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicità e quello dell’Ufficio Commerciale.
- Alt! – gli dissero, – scaricare tutto; subito!
” Ci siamo! ” si disse Marcovaldo e già si vedeva licenziato.
- Presto! Bisogna sostituire i pacchi! – dissero i Capiufficio. – L’Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
- Cosi tutt’a un tratto… – commentò uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima…
- È stata una scoperta improvvisa del presidente, – spiegò un altro. – Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si è visto divertirsi…
- Quel che più conta, – aggiunse il terzo, – è che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d’ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacità al mercato… Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d’un bambino… Il presidente dell’Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, è ai sette cieli dell’entusiasmo…
- Ma questo bambino, – chiese Marcovaldo con un filo di voce, – ha distrutto veramente molta roba?
- Fare un calcolo, sia pur approssimativo, è difficile, dato che la casa è incendiata…
Marcovaldo tornò nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.
E la città sembrava più piccola, raccolta in un’ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d’un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s’udiva l’ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un’impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
C’era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là.
Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
È qua? È là? no, è un po’ più in là?
Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina.
L’idea suscitò l’approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un’acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominciò a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.
Mentre il capo dell’Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l’idea: l’Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l’Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l’Ufficio Pubblicità si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.
Tutti erano presi dall’atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto – come ci ricorda il suono, firulí firulí, delle zampogne-, è ciò che conta.
In magazzino, il bene – materiale e spirituale – passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall’Ufficio Relazioni Umane; e ancora di più facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra ” tredicesima mensilità ” e ” ore straordinarie “. Con quei soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i più sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell’industria e del commercio.
Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: – Ehi, tu! – disse a Marcovaldo. – Prova un po’ come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d’agrifoglio. La barba d’ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall’aria.
La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. ” Dapprincipio, – pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! ”
I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. – Ciao papà.
Marcovaldo ci rimase male. -Mah… Non vedete come sono vestito?
- E come vuoi essere vestito? – disse Pietruccio. – Da Babbo Natale, no?
- E m’avete riconosciuto subito?
- Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
- E il cognato della portinaia!
- E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
- E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
- Tutti vestiti da Babbo Natale? – chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
- Certo, tal quale come te, uffa, – risposero i bambini, – da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, – e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.
Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po’ ci avevano fatto l’abitudine e non ci badavano più.
Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S’erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. – Si può sapere cosa state complottando? – chiese Marcovaldo.
- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
- Regali per chi?
- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
- Ma chi ve l’ha detto?
- C’è nel libro di lettura.
Marcovaldo stava per dire: ” Siete voi i bambini poveri! “, ma durante quella settimana s’era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: – Bambini poveri non ne esistono più!
S’alzò Michelino e chiese: – È per questo, papà, che non ci porti regali?
Marcovaldo si sentí stringere il cuore. – Ora devo guadagnare degli straordinari, – disse in fretta, – e poi ve li porto.
- Li guadagni come? – chiese Filippetto.
- Portando dei regali, – fece Marcovaldo.
- A noi?
- No, ad altri.
- Perché non a noi? Faresti prima…
Marcovaldo cercò di spiegare: – Perché io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
- No.
- Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d’esser venuto a mani vuote, pensò di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne. – Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, – disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
- Andiamo, forse troverò un bambino povero, – disse Michelino e saltò su, aggrappandosi alle spalle del padre.
Per le vie della città Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all’automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un’aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell’enorme macchinario delle Feste.
E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all’altro segnato sull’elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
- La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosità, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
Suonò alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante. – Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
- La Sbav augura…
- Be’, portate qua, – e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d’occhi, andava dietro al padre.
La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami più alti dell’abete s’impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c’era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un’aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.
- Gianfranco, su, Gianfranco, – disse la governante, – hai visto che è tornato Babbo Natale con un altro regalo?
- Trecentododici, – sospirò il bambino – senz’alzare gli occhi dal libro. – Metta lí.
- È il trecentododicesimo regalo che arriva, – disse la governante. – Gianfranco è cosí bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione è contare.
In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
- Papà, quel bambino è un bambino povero? – chiese Michelino.
Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s’affrettò a protestare: – Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente dell’Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator…
S’interruppe, perché non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
” Sta’ a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l’ha scambiato per me e gli è andato dietro… ” Marcovaldo continuò il suo giro, ma era un po’ in pensiero e non vedeva l’ora di tornare a casa.
A casa, ritrovò Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
- Di’ un po’, tu: dove t’eri cacciato?
- A casa, a prendere i regali… Si, i regali per quel bambino povero…
- Eh! Chi?
- Quello che se ne stava cosi triste.. – quello della villa con l’albero di Natale…
- A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
- Oh, li avevamo preparati bene… tre regali, involti in carta argentata.
Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
- Figuriamoci! – disse Marcovaldo. – Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
- Sí, sí dei nostri… È corso subito a strappare la carta per vedere cos’erano…
- E cos’erano?
- Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno…
- E lui?
- Saltava dalla gioia! L’ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
- Come?
- Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo…
- Cos’era?
- Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza… Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell’albero di Natale. Poi è passato ai lampadari…
- Basta, basta, non voglio più sentire! E… il terzo regalo?
- Non avevamo più niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. È stato il regalo che l’ha fatto più felice. Diceva: ” I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! ” Ha cominciato ad accenderli, e…
-E…?
- …ha dato fuoco a tutto!
Marcovaldo aveva le mani nei capelli. – Sono rovinato!
L’indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caricò sul furgoncino i pacchi da consegnare, già meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicità e quello dell’Ufficio Commerciale.
- Alt! – gli dissero, – scaricare tutto; subito!
” Ci siamo! ” si disse Marcovaldo e già si vedeva licenziato.
- Presto! Bisogna sostituire i pacchi! – dissero i Capiufficio. – L’Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
- Cosi tutt’a un tratto… – commentò uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima…
- È stata una scoperta improvvisa del presidente, – spiegò un altro. – Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si è visto divertirsi…
- Quel che più conta, – aggiunse il terzo, – è che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d’ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacità al mercato… Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d’un bambino… Il presidente dell’Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, è ai sette cieli dell’entusiasmo…
- Ma questo bambino, – chiese Marcovaldo con un filo di voce, – ha distrutto veramente molta roba?
- Fare un calcolo, sia pur approssimativo, è difficile, dato che la casa è incendiata…
Marcovaldo tornò nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.
E la città sembrava più piccola, raccolta in un’ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d’un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s’udiva l’ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un’impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
C’era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là.
Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
È qua? È là? no, è un po’ più in là?
Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina.
TERRA DI LAVORO (P.P. PASOLINI)
Ormai è vicina la Terra di Lavoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,
edere e povere palanche.
Ogni tanto un fiumicello, a pelo
del terreno, appare tra le branche
degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo. Dentro, nel treno
che corre mezzo vuoto, il gelo
autunnale vela il triste legno,
gli stracci bagnati: se fuori
è il paradiso, qui dentro è il regno
dei morti, passati da dolore
a dolore - senza averne sospetto.
Nelle panche, nei corridoi,
eccoli con il mento sul petto,
con le spalle contro lo schienale,
con la bocca sopra un pezzetto
di pane unto, masticando male,
miseri e scuri come cani
su un boccone rubato: e gli sale
se ne guardi gli occhi, le mani,
sugli zigomi un pietoso rossore,
in cui nemica gli si scopre l’anima.
Ma anche chi non mangia o le sue storie
non dice al vicino attento,
se lo guardi, ti guarda con il cuore
negli occhi, quasi, con spavento,
a dirti che non ha fatto nulla
di male, che è un innocente.
Una donnetta, di Fondi o Aversa, culla
una creatura che dorme nel fondo
d’una vita d’agnellino, e la trastulla
- se si risveglia dal suo sonno
dicendo parole come il mondo nuove -
con parole stanche come il mondo.
Questa, se la osservi, non si muove,
come una bestia che finge d’esser morta;
si stringe dentro le sue povere
vesti e, con gli occhi nel vuoto, ascolta
la voce che a ogni istante le ricorda
la sua povertà come una colpa.
Poi, riprendendo a cullare, cieca, sorda,
senza neanche accorgersi, sospira.
Col piccolo viso scuro come torba,
in un muto odore di ovile,
un giovane è accanto al finestrino,
nemico, quasi non osando aprire
la porta, dare noia al vicino.
Guarda fisso la montagna, il cielo,
le mani in tasca, il basco di malandrino
sull’occhio: non vede il forestiero,
non vede niente, il colletto rialzato
per freddo, o per infido mistero
di delinquente, di cane abbandonato.
L’umidità ravviva i vecchi
odori del legno, unto e affumicato,
mescolandoli ai nuovi, di chiassetti
freschi di strame umano.
E dai campi, ormai violetti,
viene una luce che scopre anime,
non corpi, all’occhio che più crudo
della luce, ne scopre la fame,
la servitù, la solitudine.
Anime che riempiono il mondo,
come immagini fedeli e nude
della sua storia, benché affondino
in una storia che non è più nostra.
Con una vita di altri secoli, sono
vivi in questo: e nel mondo si mostrano
a chi del mondo ha conoscenza, gregge
di chi nient’altro che la miseria conosca.
Sono sempre stati per loro unica legge
odio servile e servile allegria: eppure
nei loro occhi si poteva leggere
ormai un segno di diversa fame - scura
come quella del pane, e, come
quella, necessaria. Una pura
ombra che già prendeva nome
di speranza: e quasi riacquistato
all’uomo, vedeva il meridione,
timida, sulle sue greggi rassegnate
di viventi, la luce del riscatto.
Ma ora per queste anime segnate
dal crepuscolo, per questo bivacco
di intimiditi passeggeri,
d’improvviso ogni interna luce, ogni atto
di coscienza, sembra cosa di ieri.
Nemico è oggi a questa donna che culla
la sua creatura, a questi neri
contadini che non ne sanno nulla,
chi muore perché sia salva
in altre madri, in altre creature,
la loro libertà. Chi muore perché arda
in altri servi, in altri contadini,
la loro sete anche se bastarda
di giustizia, gli è nemico.
Gli è nemico chi straccia la bandiera
ormai rossa di assassinî,
e gli è nemico chi, fedele,
dai bianchi assassini la difende.
Gli è nemico il padrone che spera
la loro resa, e il compagno che pretende
che lottino in una fede che ormai è negazione
della fede. Gli è nemico chi rende
grazie a Dio per la reazione
del vecchio popolo, e gli è nemico
chi perdona il sangue in nome
del nuovo popolo. Restituito
è cosi, in un giorno di sangue,
il mondo a un tempo che pareva finito:
la luce che piove su queste anime
è quella, ancora, del vecchio meridione,
l’anima di questa terra è il vecchio fango.
Se misuri nel mondo, in cuore, la delusione
senti ormai che essa non conduce
a nuova aridità, ma a vecchia passione.
E ti perdi allora in questa luce
che rade, con la pioggia, d’improvviso
zolle di salvia rossa, case sudice.
Ti perdi nel vecchio paradiso
che qui fuori sui crinali di lava
dà un celeste, benché umano, viso
all’orizzonte dove nella bava
grigia si perde Napoli, ai meridiani
temporali, che il sereno invadono,
uno sui monti del Lazio, già lontani,
l’altro su questa terra abbandonata
agli sporchi orti, ai pantani,
Te
ai villaggi grandi come città.
Si confondono la pioggia e il sole
in una gioia ch’è forse conservata
- come una scheggia dell’altra storia,
non più nostra - in fondo al cuore
di questi poveri viaggiatori:
vivi, soltanto vivi, nel calore
che fa più grande della storia la vita.
Tu ti perdi nel paradiso interiore,
e anche la tua pietà gli è nemica.
Ogni tanto un fiumicello, a pelo
del terreno, appare tra le branche
degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo. Dentro, nel treno
che corre mezzo vuoto, il gelo
autunnale vela il triste legno,
gli stracci bagnati: se fuori
è il paradiso, qui dentro è il regno
dei morti, passati da dolore
a dolore - senza averne sospetto.
Nelle panche, nei corridoi,
eccoli con il mento sul petto,
con le spalle contro lo schienale,
con la bocca sopra un pezzetto
di pane unto, masticando male,
miseri e scuri come cani
su un boccone rubato: e gli sale
se ne guardi gli occhi, le mani,
sugli zigomi un pietoso rossore,
in cui nemica gli si scopre l’anima.
Ma anche chi non mangia o le sue storie
non dice al vicino attento,
se lo guardi, ti guarda con il cuore
negli occhi, quasi, con spavento,
a dirti che non ha fatto nulla
di male, che è un innocente.
Una donnetta, di Fondi o Aversa, culla
una creatura che dorme nel fondo
d’una vita d’agnellino, e la trastulla
- se si risveglia dal suo sonno
dicendo parole come il mondo nuove -
con parole stanche come il mondo.
Questa, se la osservi, non si muove,
come una bestia che finge d’esser morta;
si stringe dentro le sue povere
vesti e, con gli occhi nel vuoto, ascolta
la voce che a ogni istante le ricorda
la sua povertà come una colpa.
Poi, riprendendo a cullare, cieca, sorda,
senza neanche accorgersi, sospira.
Col piccolo viso scuro come torba,
in un muto odore di ovile,
un giovane è accanto al finestrino,
nemico, quasi non osando aprire
la porta, dare noia al vicino.
Guarda fisso la montagna, il cielo,
le mani in tasca, il basco di malandrino
sull’occhio: non vede il forestiero,
non vede niente, il colletto rialzato
per freddo, o per infido mistero
di delinquente, di cane abbandonato.
L’umidità ravviva i vecchi
odori del legno, unto e affumicato,
mescolandoli ai nuovi, di chiassetti
freschi di strame umano.
E dai campi, ormai violetti,
viene una luce che scopre anime,
non corpi, all’occhio che più crudo
della luce, ne scopre la fame,
la servitù, la solitudine.
Anime che riempiono il mondo,
come immagini fedeli e nude
della sua storia, benché affondino
in una storia che non è più nostra.
Con una vita di altri secoli, sono
vivi in questo: e nel mondo si mostrano
a chi del mondo ha conoscenza, gregge
di chi nient’altro che la miseria conosca.
Sono sempre stati per loro unica legge
odio servile e servile allegria: eppure
nei loro occhi si poteva leggere
ormai un segno di diversa fame - scura
come quella del pane, e, come
quella, necessaria. Una pura
ombra che già prendeva nome
di speranza: e quasi riacquistato
all’uomo, vedeva il meridione,
timida, sulle sue greggi rassegnate
di viventi, la luce del riscatto.
Ma ora per queste anime segnate
dal crepuscolo, per questo bivacco
di intimiditi passeggeri,
d’improvviso ogni interna luce, ogni atto
di coscienza, sembra cosa di ieri.
Nemico è oggi a questa donna che culla
la sua creatura, a questi neri
contadini che non ne sanno nulla,
chi muore perché sia salva
in altre madri, in altre creature,
la loro libertà. Chi muore perché arda
in altri servi, in altri contadini,
la loro sete anche se bastarda
di giustizia, gli è nemico.
Gli è nemico chi straccia la bandiera
ormai rossa di assassinî,
e gli è nemico chi, fedele,
dai bianchi assassini la difende.
Gli è nemico il padrone che spera
la loro resa, e il compagno che pretende
che lottino in una fede che ormai è negazione
della fede. Gli è nemico chi rende
grazie a Dio per la reazione
del vecchio popolo, e gli è nemico
chi perdona il sangue in nome
del nuovo popolo. Restituito
è cosi, in un giorno di sangue,
il mondo a un tempo che pareva finito:
la luce che piove su queste anime
è quella, ancora, del vecchio meridione,
l’anima di questa terra è il vecchio fango.
Se misuri nel mondo, in cuore, la delusione
senti ormai che essa non conduce
a nuova aridità, ma a vecchia passione.
E ti perdi allora in questa luce
che rade, con la pioggia, d’improvviso
zolle di salvia rossa, case sudice.
Ti perdi nel vecchio paradiso
che qui fuori sui crinali di lava
dà un celeste, benché umano, viso
all’orizzonte dove nella bava
grigia si perde Napoli, ai meridiani
temporali, che il sereno invadono,
uno sui monti del Lazio, già lontani,
l’altro su questa terra abbandonata
agli sporchi orti, ai pantani,
Te
ai villaggi grandi come città.
Si confondono la pioggia e il sole
in una gioia ch’è forse conservata
- come una scheggia dell’altra storia,
non più nostra - in fondo al cuore
di questi poveri viaggiatori:
vivi, soltanto vivi, nel calore
che fa più grande della storia la vita.
Tu ti perdi nel paradiso interiore,
e anche la tua pietà gli è nemica.
mercoledì 2 gennaio 2013
PIETRAMELARA PIANGE LA SCOMPARSA DI ENZOLINO
Un altro grande personaggio di Pietramelara ci lascia. Enzo, conosciuto da tutti come Enzolino, era un simpaticone, una bravissima persona, amico di tutti. Da oggi la nostra piazza sarà un po' più vuota. Addio Enzolino, riposa in pace.
martedì 1 gennaio 2013
'UNA STORIA D'AMORE', MUSICAL SU GIUSEPPE E MARIA
Giovedì 3 gennaio alle ore 19 nella palestra comunale si svolgerà il consueto spettacolo di 'Natale in canto'. Lo storico appuntamento con i canti e le poesie natalizie per questa occasione presenta una importante novità. L'edizione di quest'anno, infatti, sarà caratterizzata dalla presenza all'interno dello stesso 'Natale in canto' di una commedia musicale dal titolo 'Una storia d'amore', musical su Giuseppe e Maria. Il musical sarà diretto dall'eccellente Maestra Andreana Pilotti.
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