giovedì 4 agosto 2011

IL SASSOLINO NELLA CULTURA - ANNO 2 NUM.1

      Grotta di S.Michele Arcangelo in Monte Melanico


La grotta di S.Michele Arcangelo, nel Comune di Liberi, si trova nel Monte Maggiore, precisamente sul Monte detto Melanico. La grotta consiste in una grande sala dove sono presenti degli altari, che è separata da una sala più piccola  da una barriera di roccia retta da due pilastri. La consacrazione della grotta, molto probabilmente, avvenne tra l'862 e l'866, quando il territorio di Capua era posto sotto la giurisdizione del Conte Landolfo, che vi esercitava anche la carica di Gastaldo e di Vescovo. E' dedicata a San Michele Arcangelo perchè, come già ricordato nell'articolo sulla Chiesa di S.Cataldo, era il protettore del popolo longobardo, che lo aveva conosciuto ed apprezzato per mano dei bizantini, al fianco dei quali avevano combattuto durante la guerra greco-gotica.
All'interno ci sono tre altari: uno rivolto a Profeti, un altro rivolto a Capua e l'ultimo a Roccaromana. L'altare dedicato a Profeti, il primo sulla sinistra, ha subito una modifica ed è sovrastato da un bassorilievo dell'Arcangelo, dalla Madonna con il Bambino in braccio e da teste di angeli. Quello in posizione centrale in passato era dedicato all'Arcidiocesi di Capua. Il terzo e ultimo altare, dedicato a Roccaromana, è addossato alla roccia ed è quasi completamente distrutto. Appena si entra, sulla destra, vi è una grande mammella di roccia, in cui la tradizione religiosa identifica il seno della Madonna, dalla quale gocciola acqua ritenuta miracolosa, che viene raccolta in una sottostante vaschetta di pietra ed usata per detergere il viso e gli occhi. La credenza popolare vuole che l'acqua raccolta dalla mammella gocciolante preservi dalla vecchiaia e dalla cecità. La tradizione inoltre vieta in maniera assoluta di toccare la mammella, altrimenti succederebe ciò che avvenne all'altro seno, che inflaccidì dopo essere stato accarezzato dalla mano di un peccatore. Nella grotta, prima del culto di San Michele, venivano quasi sicuramente officiati altri culti pagani, e a dimostrazione di quanto detto  è significativo citare la leggenda di questo luogo sacro, la quale narra che nella grotta viveva un drago, al quale bisognava sacrificare ogni anno una ragazza, che per l'occasione veniva abbandonata nella valle di Melito. Un anno la sorte toccò alla figlia del signore del luogo che, però, pur di salvare il suo popolo e il suo feudo, non si oppose. La fanciulla venne lasciata nella vallata per essere divorata dal drago. In quei luoghi si trovava di passaggio San Michele che, scorta la fanciulla tutta tremante e piangente, le chiese il perchè del suo dolore. Ricevute le spiegazioni, decise di fermarsi nei pressi della grotta e di affrontare il mostro. A mezzogiorno in punto sopraggiunse il drago; S.Michele lo affrontò e, dopo una lotta dura e cruenta, riuscì ad ucciderlo, riportando la fanciulla all'incredulo padre. Il signore del luogo lo invitò quindi a fermarsi e a chiedere qualsiasi cosa come ricompensa, ma l'Arcangelo ringraziò e decise di partire in giro per il mondo. Da allora, quella cavità nella roccia fu dedicata alla sua venerazione. E' evidente che il drago simboleggi il culto pagano, che viene cancellato per opera di San Michele. La stessa leggenda può essere confrontata, ad esempio, con quella di San Paride di Teano, che ugualmente sconfisse un drago ossia, in altre parole, sconfisse il paganesimo che albergava in quelle terre.
Per secoli è stata ed è uno dei centri più importanti, nell'alto casertano, del culto di San Michele, e per tradizione l'8 maggio, giorno della solennità longobarda, vi giungono processioni dai paesi circostanti. La festa è ripetuta l'8 settembre, data dedicata al Santo dal calendario cattolico.

1 commento:

Andrea ha detto...

Complimenti ad Antonio come sempre per i suoi articoli culturali